“Quota 96”: fatti, per cortesia,
non più parole. La Tecnica della Scuola 14.5.2014 Il prof Giuseppe Grasso, tra i fondatori del Comitato "Quota 96", ci invia un ulteriore appello ai politici affinché risolvano al più presto l'indecoroso stato di 4000 lavoratori della scuola, rimasti incagliati nelle strambe secce delle legge sulle pensioni
Si tratta dell'ennesima procrastinazione di un governo – del governo Renzi, nella fattispecie – nel sanare un diritto dei lavoratori della scuola largamente riconosciuto da tutto l'arco partitico in ben tre commissioni parlamentari.
Non mancano
l'ostinazione né la voglia di andare fino in fondo da parte
dell'indomita deputata democratica. Ed è una cosa encomiabile. Però
ciò non può più bastare. No, cari colleghi educatori, non può più
assolutamente bastare. Soprattutto non più oggi. Che il vostro parlare sia SI SI, NO NO, cari governanti demagoghi e ingannatori, una volta per tutte, perché ciò che è in più viene dal maligno. È giunto il momento, e una volta per tutte, di dirci a chiare lettere come stanno le cose. Il mondo dell'educazione di Quota 96 vuole riappropriarsi della sua vita mutilata e tranciata dal giorno alla notte con quell'errore commesso dalla legge Fornero. BASTA CON LE MENZOGNE E CON LE MEZZE VERITÀ! Vogliamo FATTI, non più PAROLE. Ce lo dovete. Ci avete derubato di un diritto acquisito mentre continuate a far ingrassare, dopo la stagione di Tangentopoli, corruttele vergognose di ogni sorta che abbrutiscono sempre di più il grado della nostra già grama repubblica democratica. Noi del Comparto Scuola e dell'Afam siamo dei lavoratori onesti che vorremmo solo che giustizia fosse fatta definitivamente. Nulla di più. Lasciateci andare in pensione in modo da restituire quelle quattromila cattedre ad altrettanti giovani precari anche quarantenni che attendono e attendono, come noi che attendiamo e attendiamo Giuseppe Grasso |