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Edilizia, per ora arrivano 122 milioni.
Ecco come trovare i soldi mancanti

L’agenzia per la coesione territoriale creata lo scorso anno partirà a maggio, l’anagrafe scolastica il primo luglio: due passaggi fondamentali per allocare le risorse disponibili

di Valentina Santarpia, Il Corriere della Sera scuola, 5.5.2014

I soldi per costruire e ricostruire le scuole italiane ci sono: non sono soltanto i 244 milioni immediatamente disponibili per il biennio 2014-2015, liberati con l’allentamento del patto di stabilità interno e previsti dal decreto Irpef. Parola di Roberto Reggi, il sottosegretario all’Istruzione del governo Renzi che coordina la nuova task force per l’edilizia: «Le cose bisogna saperle leggere e capire», sentenzia, snocciolando i passaggi che da qui all’inizio del prossimo anno dovrebbero portare diversi miliardi per creare un’«architettura dell’apprendimento creativo». Fantascienza? Vedremo. Intanto i numeri, quelli che il presidente del Consiglio si sta preparando ad annunciare, parlano.

Il patto di stabilità: «Pochi soldi? Chi lo dice?»

La fetta più contestata dei soldi messi a disposizione da Renzi è quella dei 122 milioni del patto di stabilità sbloccato per il 2014 ai Comuni per l’edilizia scolastica, e annunciati dal presidente del Consiglio il 18 aprile scorso: troppo pochi per essere risolutivi e soprattutto rispetto alle aspettative create dall’annuncio dell’allentamento del patto.«Sono pochi? Chi lo dice non ha mai fatto il sindaco. Quei soldi sono solo la quota 2014, e non sappiamo quanto potranno moltiplicarsi nei prossimi anni». La seconda fetta è quella delle risorse già esistenti e non utilizzate, ovvero quella che viene dai fondi europei della programmazione 2007-2013. Inizialmente si era parlato di 300 milioni, ma adesso Reggi assicura: «Sono 400, i milioni disponibili, non spesi dalle regioni convergenza, ovvero Calabria, Campania, Sicilia e Puglia». Attenzione: si tratta di fondi che vengono stornati dalle regioni del Sud per essere spalmati su tutto il territorio nazionale, quindi in parte dovranno essere restituiti con la programmazione 2014-2020. Questi 400 milioni intanto serviranno ad arrivare fino all’ultimo progetto della lista dei 2500 individuati dal Dl Fare nel giugno dell’anno scorso: con i 150 milioni stanziati da Letta, si riuscì a mandare avanti solo 692 progetti, i più urgenti. «Ora la lista sarà depennata tutta, grazie a questi 400 milioni da ricollocare con delibera Cipe», assicura Reggi.

I fondi europei? Serve l’Agenzia per la coesione

Il prossimo passaggio è quello dai contorni meno definiti, perché è quello che riguarda il futuro: ma secondo il sottosegretario non nasconde insidie. Si tratta di un passaggio che sostanzialmente si snoda in due fasi: la prima è quella già decisa dal governo Letta, con la legge 104, per portare dal 1° gennaio 2015 800 milioni circa di euro grazie ad un mutuo trentennale con la Banca di sviluppo europea. La seconda fase è quella della programmazione dei fondi europei 2014-2020, ed è quella su cui di più punta il governo Renzi: «Ci sono in ballo dai 2 ai 4 miliardi di euro che potremo avere, facendo una programmazione adeguata». Per evitare gli strafalcioni degli anni scorsi, quando i fondi europei sono stati lasciati nel dimenticatoio o usati male, sarà fondamentale l’Agenzia per la coesione territoriale, quell’organismo creato dall’ex ministro per la Coesione Trigilia. Non se ne era più parlato, e invece partirà a maggio, assicura Reggi. «E servirà a favorire progettazioni di qualità, a supportare i Comuni per realizzare edifici scolastici sempre più nuovi, con spazi flessibili e aperti». Come verranno assegnati questi fondi, concretamente? «Faremo dei bandi con avvisi pubblici, che premieranno i progetti coerenti con le linee guida del Miur e con l’Agenzia di coesione, in modo che siano immediatamente finanziabili e possano partire senza problemi». Per rendere più semplice il processo, dovrà intervenire un altro strumento, caduto nel dimenticatoio: la famigerata anagrafe scolastica: «Partirà a luglio», assicura Reggi, «i dati forniti da Regioni e Comuni saranno validati e verificati uno per uno, così da arrivare a dichiarare il 1° dicembre la sua totale affidabilità». Anche in questo caso, per imparare dagli errori del passato, non saranno tenute in considerazione solo le osservazioni e le segnalazioni degli amministratori degli enti locali, ma sarà effettuato un monitoraggio su tutti gli edifici scolastici.

Piccoli lavori, socialmente utili

L’ultima fetta di fondi «nascosti» per l’edilizia è di 450 milioni spalmati su due anni, e si trova nelle risorse stanziate per le pulizie scolastiche. Salvando capra e cavoli, il Miur ha deciso di mettere dei fondi aggiuntivi che permettano di coprire meglio le pulizie, finite nel mirino di sindaci, presidi e opinione pubblica, e di salvaguardare il futuro lavorativo di migliaia di operatori delle aziende private del settore e centinaia di LSU, soprattutto al Sud. «Il 1° luglio queste risorse saranno pronte e utilizzabili, e permetteranno di effettuare lavori di piccola manutenzione nelle scuole, che spesso serviranno a togliere loro l’aria di degrado». Tra i lavoretti contemplati, infatti, ci sono intonaci che si staccano, piccole riparazioni di impianti idraulici ed elettrici, tinteggiature, cancellazione di scritte. «Solo la Provincia di Caserta - annuncia Reggi - ha più di un milione al mese per due anni, una cifra proporzionale al numero di lavoratori socialmente utili». A decidere sulla distribuzione di queste risorse, sarà l’unità provinciale dove siedono i rappresentanti delle aziende vincitrici degli appalti Consip: ovunque, tranne che in Campania e Sicilia, dove la gara non è stata aggiudicata per ricorsi e controricorsi. In questo caso, «sarà trovata una soluzione entro agosto».