Riforma pensioni, pubblica amministrazione,
Il governo Renzi a lavoro sulle principali
questioni che se risolte di Marcello Tansini, webmasterpoint 30.5.2014 All’indomani del risultato conquistato dal Pd di Renzi in Italia per le elezioni europee, si prospettano settimane di grande lavoro per il governo che per il mese di giugno ha in programma, come annunciato più volte, riforma della Pubblica Amministrazione, in calendario il prossimo 13 giugno, riforma di Fisco e Giustizia, nonché impegni su problema carceri e riforma delle pensioni. Sulla misure eventuali della riforma della P.A., il ministro Marianna Madia, intervenendo al convegno inaugurale della 25esima edizione di Formi PA ha spiegato che “è un’ingiustizia che i contratti siano bloccati dal 2009. Ci sono altre ingiustizie nel nostro paese e nella nostra Pubblica Amministrazione. È ingiusto che ci siano tante ragazze e ragazzi, vincitori di concorso, non assunti. Ed è una grandissima ingiustizia quella dei tantissimi precari che ci sono nella PA” ma ha anche sottolineato che “tutti questi non sono problemi che si risolvono in un attimo. Cerchiamo ogni giorno soluzioni concrete. Al momento i contratti della pubblica amministrazione sono bloccati fino al 2014 ma con la riforma sarà possibile reperire nuove risorse attraverso efficienza ed efficacia dello Stato. Sul piano prepensionamenti e ricambio generazionale nel pubblico impiego, il ministro ha detto “dobbiamo decidere che nella PA non si può rimanere a lavorare oltre l'età della pensione. Quello che cerchiamo è la collaborazione tra generazioni e non si tratta di uscite traumatiche ma chiediamo generosità. Ci sono amministrazioni che hanno bisogno di competenze, pensiamo alla digitalizzazione, che oggi non hanno al loro interno. Non c'è alcuna proposta di mobilità coatta e forzosa per gli statali, ma solo la volontà di far funzionare la mobilità volontaria”. La riforma della P.A. in questo senso potrebbe rappresentare una svolta anche per le pensioni perché se si approvasse l’uscita anticipata per gli statali, piano da estendere anche ai privati nelle intenzione, si potrebbero aprire le porte ad un’uscita più flessibile dal lavoro, come del resto proprio in queste ore sta accadendo in Germania, dove il Bundestag ha dato il via libera alla possibilità di andare in pensione prima, a 63 anni piuttosto che a 67, ma solo se si sono raggiunti i 45 anni di contributi. E c’è consenso per le riforme annunciate dal governo anche se non tutti approvano l’idea di riformare la legge Fornero che, secondo le stime, dovrebbe produrre benefici pari a circa 80 miliardi di euro. Intanto, sarà convocato probabilmente per la prossima settimana un nuovo tavolo tecnico che dovrà focalizzarsi essenzialmente sugli esodati e su possibili soluzioni concrete per evitare che nuovi lavoratori rischino di ritrovarsi nella condizione di essere fuori dal lavoro senza stipendio e senza pensione, problema creato proprio dall’entrata in vigore delle norme Fornero. Insieme agli esodati, continua a tenere banco anche la questione dei pensionandi di Quota 96. Si tratta di 4mila insegnanti che sarebbero già dovuti essere in pensione ma che sono stati bloccati proprio dalle attuali regole pensionistiche. Le risorse sarebbero disponibili e il governo il prossimo 15 giugno deve riferire in merito. Intanto, la senatrice Angela D'Onghia sottosegretaria alla Pubblica Istruzione ha rassicurato sulla possibilità di una soluzione concreta comunicando a tutto il personale scolastico, docente e personale ATA interessato che il governo è seriamente intenzionato a risolvere la questione nell'immediato. L’intenzione è quella di presentare un emendamento per inserire la questione Quota 96 nel decreto legge 58 scuola. Dalla parte dei Quota 96 anche Cesare Damiano che è nuovamente intervenuto per ribadire “Abbiamo ricordato l'errore commesso dal ministro Fornero che confuse l'anno solare con quello scolastico, impedendo a molti insegnanti di poter andare in pensione. Il tempo stringe se si vuole risolvere il problema, evitando di perdere un altro anno. Anche la copertura finanziaria è stata quantificata: si tratta di circa 400 milioni di euro totali distribuiti nell'arco di alcuni anni. Una cifra a portata di mano per la copertura della quale invitiamo il Governo a dare una risposta tempestiva. Siamo sicuri che il Presidente del Consiglio sia fortemente sensibile al problema e che ci aiuterà a risolverlo”. E mentre 4mila pensionandi della scuola attendono, gli emendamenti per i Quota 96 del 2012 sono stati bocciati, ma questa risposta negativa era già attesa. Gli emendamenti erano stati presentati alla Camera durante la discussione del Decreto 58, su servizi di pulizia e dirigenti scolastici. I deputati Ghizzoni (PD) e Giordano (SEL) hanno tentato di inserire nel testo i Quota 96, ma la risposta della Commissione è stata che i testi “non recano disposizioni strettamente connesse o consequenziali a quelle contenute nel testo del decreto-legge”. Scade, intanto oggi, mercoledì 28 maggio, l’ultimatum dato all’Italia dell’Ue per presentare misure risolutive al problema ormai drammatico del troppo affollamento nelle nostre strutture penitenziarie. Il ministro della Giustizia Orlando in merito ha spiegato: “Se si procede nel percorso avviato sul piano delle pene alternative, della custodia cautelare, del recepimento della sentenza della Consulta sulla Fini-Giovanardi, non c'è l'esigenza di una misura straordinaria”, in riferimento ad indulto e amnistia. E precisa: “il provvedimento di clemenza risolve il problema del sovraffollamento, se lo risolve, ma non quello della qualità della vita nelle carceri. Se ci sarà uno sforzo unitario, un colpo di reni, usando i prossimi sei mesi per sostanziare il percorso avviato anche con grande impegno dai miei predecessori, si possono realizzare quelle condizioni che talvolta nel nostro paese si realizzano, a prescindere dalle condizioni di partenza”. |