Libertà e responsabilità educativa La Storia ci richiama, da alcuni decenni, a una svolta sul ruolo, sulla libertà, sull’esistenza stessa della Famiglia, di cui la Scuola rappresenta speranza, apertura, strumento di crescita. di Anna Monia Alfieri, La Tecnica della Scuola 10.5.2014 La vita dell’una si intreccia con quella dell’altra. Così fa la crisi, che le avvita insieme. Il punto di rottura? La famiglia non è libera, non può scegliere la propria formazione, cioè quella dei propri figli. Per “ripartire dalla scuola” non basta sistemare gli edifici strutturalmente sconquassati... Il maquillage non inganna nessuno. Scuola pubblica: strutturali sono le domande... Dove trovare l’ambiente educativo e culturale che io genitore considero il più adeguato ai miei figli? Perché la scuola pubblica statale che frequenta mio figlio non ce la fa a garantirgli tutti i servizi necessari (compresa la carta igienica) nonostante che lo Stato spenda circa 8000,00 euro all’anno per il mio ragazzo? Perché non posso accedere liberamente (cioè senza spendere più delle tasse che pago puntualmente allo Stato) ad una pluralità di proposte formative, che pure esistono e sono pubbliche? Andiamo “a fondo”: nell’ambito del diritto all’Educazione, la Costituzione repubblicana ha preceduto la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino. Lasciamo parlare i Costituenti. Roma, settembre 1946: “Qualora la famiglia si trovi nella impossibilità di dare un'educazione civile ai figli, è compito dello Stato di provvedere a tale educazione con istituzioni proprie, nel rispetto della libertà del cittadino”. Cioè in una pluralità di offerta formativa. “La scuola non statale è libera ed ha pieno diritto alla libertà di insegnamento”. L’alternativa è il regime... “Lo Stato dovrà dunque provvedere alla pubblica istruzione aprendo scuole sue e consentendo che ne aprano enti o privati, e vigilando a che tutte queste scuole, pubbliche o private che siano, offrano le dovute garanzie” secondo le leggi vigenti. “Perché la libertà di insegnamento sia effettiva per tutti, perché di essa possano valersi i poveri come i ricchi, perché la scuola contribuisca a preparare una più vasta partecipazione del popolo alle responsabilità della vita nazionale, bisogna che tutti i cittadini senza distinzione di ceto o di condizione, possano contare sull'assistenza anche economica dello Stato, qualunque sia la scuola nella quale compiono i loro studi”. Ed oggi? La sfida è il costo standard...
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