Scuola, i supplenti tremano: Il sottosegretario Reggi: supplenze brevi a insegnanti di ruolo. Un'idea che porterebbe all'abolizione di fatto di uno dei pochi sistemi per entrare nel mondo dell'insegnamento. E rischia di mettere fine a un mercato milionario per le università Salvo Intravaia, la Repubblica scuola 8.7.2014 ROMA - Precari della scuola in angoscia, ma costretti a sborsare migliaia di euro per continuare a sperare. Fino a una decina d'anni fa, entrare nelle liste dei precari non era poi così complicato e, comunque, quasi sempre gratuito. Bastava superare un concorso a cattedre e, anche senza ottenere la tanto agognata immissione in ruolo, la semplice idoneità dava il diritto di inserirsi nelle liste dei supplenti e iniziare lentamente la carriera di precario: qualche supplenza all'inizio fino all'incarico annuale alla fine, prima del ruolo. Adesso per entrare nel club degli aspiranti supplenti occorre seguire corsi universitari a pagamento e specializzarsi, sempre a suon di quattrini. Ma le certezze adesso calano drasticamente. Specialmente, dopo le parole del sottosegretario Roberto Reggi che qualche giorno fa ha anticipato a Repubblica le intenzioni del governo sulla scuola. Tra le riforme che bollono in pentola, quella di affidare ai docenti di ruolo le supplenze brevi che finora vengono assegnate agli iscritti nelle graduatorie d'istituto, dove sono inseriti circa 300mila nominativi. I quali, dall'oggi al domani, verrebbero cancellati dalla mappa del precariato italiano e dal giorno dopo sarebbero costretti ad inventarsi un nuovo lavoro. Dopo le dichiarazioni di Reggi, il mondo dei supplenti è in agitazione. Ma l'eventuale cancellazione delle graduatorie d'istituto si potrebbe abbattere sulle casse delle stesse università che negli ultimi 10 anni hanno fatto affari miliardari con i corsi - Ssis, Tfa, Pas, ecc - abilitanti. Perché senza più concorsi per quasi dieci anni - dal 1990 al 1999 - l'unica via per ottenere l'abilitazione all'insegnamento - requisito necessario per inserirsi nelle graduatorie provinciali - era quello di transitare dalle università per le quali, soprattutto da quando gli atenei sono incorsi nelle ristrettezze della riforma Gelmini e nel decremento degli iscritti, quello dei precari della scuola è stato un business colossale. Grazie agli introiti dei precari, il sistema universitario italiano è riuscito a tamponare, almeno in parte, il calo dei finanziamenti statali. A spiegare il funzionamento della macchina mangiasoldi è Caterina, 38 anni insegnante di Inglese. "Mi sono laureata nel 2003 e dopo il dottorato di ricerca mi sono iscritta all'università per la Ssis: la scuola di specializzazione all'insegnamento secondario. Per i due anni di corso ho speso 2.700 euro di iscrizione ai quali occorre sommare la benzina e i pasti fuorisede. In totale, altri 2.300 euro. Ma per fortuna, alla fine, sono riuscita a prendere l'abilitazione in Inglese e inserirmi in graduatoria". Ma non è finita. Perché ogni due anni le graduatorie provinciali - da cui vengono reclutati metà degli immessi in ruolo di ogni tornata - si rinnovano e per non farsi superare dai colleghi che ti seguono occorre acquisire qualche titolo. Da qualche anno, tra quelli più gettonati ci sono i corsi online Forcom - un consorzio di università pubbliche e private - che organizza corsi a pagamento il cui titolo finale vale 3 punti. "Per non farmi scavalcare, ne ho dovuti seguire tre al costo di 650 euro a testa. In totale, altri 2.000 euro circa", aggiunge Caterina che per aumentare le proprie chance adesso sta seguendo un Pas - il percorso abilitante speciale per coloro che hanno insegnato la materia per almeno tre anni - di Spagnolo. Corso organizzato, sempre dall'università, per il quale Caterina sta spendendo altri 2.500 euro per un ciclo di 4 mesi di lezioni, più annessi a connessi. E alla fine del quale riuscirà a inserirsi nelle graduatorie d'istituto, non in quelle provinciali. Una trafila che, per non perdere posizioni, stanno seguendo in migliaia. Da un decennio a questa parte, a conti fatti, per trasformarsi in precari della scuola degli anni 2000 occorre sborsare qualcosa come 10mila euro e incrociare le dita. Perché se le cose andranno come ha anticipato il sottosegretario Reggi tutti questi sforzi rischiano di essere vanificati. Adriana di anni ne ha 47 e insegna tedesco. Il suo purgatorio nel precariato della scuola dura da una quindicina d'anni. E per sbloccare la sua situazione di incertezza, che si potrebbe protrarre ancora parecchi anni, ha in mente di seguire un Pas per l'abilitazione al sostegno. Una delle porte d'ingresso al ruolo più praticate negli ultimi anni da chi aveva le disponibilità economiche per seguire i corsi che davano l'abilitazione su sostegno. Ma dopo avere ascoltato le riforme che intende mettere sul tavolo il governo sta tentennando. "Mi conviene fare il corso abilitante e spendere 3.500 euro per abilitarmi su sostegno, se poi le graduatorie d'istituto verranno cancellate?, si chiede Adriana. |