Quota 96: vicenda non conclusa, nessuna certezza Antonio Guerriero, Professionisti Scuola 27.7.2014
Ancora in via di
definizione la questione Quota 96 nonostante su molti siti
specialistici si dia per risolta la vicenda, dando per certi 4.000
posti in più da settembre per le immissioni in ruolo, riguardante i
docenti bloccati dal pensionamento per via della riforma Fornero che
non aveva tenuto conto della peculiarità dei lavoratori della
scuola. Vicenda sulla quale è stato vergognoso il silenzio dei
sindacati che hanno lasciato soli e nello sconforto migliaia di
docenti beffati dalla riforma pensionistica. Dopo aver atteso oltre due anni, il personale della scuola, bloccato nell'anno scolastico 2011/2012 dalla riforma Fornero, potrà forse finalmente andare in pensione. Il provvedimento riguarda tutti coloro che avevano acquisito questo diritto secondo le vecchie norme pre-Fornero avendo maturato al termine dell’anno scolastico 2011/12, tra il 1° gennaio 2012 ed il 31 Agosto 2012, 61 anni di età e 35 di contributi oppure 60 anni di età e 36 di contributi versati. La riforma Fornero era la sola riforma pensionistica che non aveva tenuto conto della peculiarità di chi lavora nel mondo della scuola, personale che, per tutelare la didattica, può andare in pensione, pur avendo maturato i requisiti richiesti dalla legge, in una sola finestra annuale, quella del 1 di settembre, all'avvio di ogni nuovo anno scolastico. E' stato si dato il via libera all'emendamento presentato al decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione che permetterebbe l'uscita dei docenti "quota 96" , ma la misura attende ora il vaglio della Commissione Bilancio e Finanze della Camera e il via libera dell'Aula parlamentare. La discussione, secondo alcune dichiarazioni, dovrebbero iniziare Lunedì alle ore 11 e non si concluderà se non entro la settimana probabilmente con il ricorso al voto di fiducia. Mancano ancora diversi giorni quindi prima del via libera definitivo alla misura che a 4mila professori, cosiddetti "Quota 96", potrebbe consentire di lasciare dal prossimo settembre. Ma come ci si poteva aspettare la vicenda presenta risvolti con possibili penalizzazioni che potrebbero indurre non pochi docenti a restare ancora in servizio riducendo il numero di beneficiari e conseguentemente di posti liberi per nuove immissioni in ruolo. Gli interessati infatti vedranno slittare in avanti i termini di pagamento della buonuscita visto che saranno ancorati ai requisiti pensionistici individuati dalla disciplina Fornero e ai termini indicati dalla legge di stabilità 2014 (legge 147/2013). Tradotto significa che i lavoratori dovranno attendere circa 3-4 anni per ricevere la prima tranche del TFS (i primi 50 mila euro) ed ulteriori 12 mesi per la seconda. Ma c'è un aspetto molto sottovalutato al di la dei proclami di diverse parti politiche che adesso si intestano la paternità dell'emendamento e vendono il provvedimento come risolutivo e definitivo. Si parla infatti di 4.000 pensionamenti già dal primo settembre 2014 ma non esistono degli elenchi con i docenti aventi diritto. Sarà pertanto necessario stilare delle graduatorie con criteri per poter stabilire chi abbia effettivamente diritto al pensionamento secondo gli ultimi provvedimenti in approvazione. Elenchi che avranno necessariamente bisogno di tempo per essere stilati e che non saranno esenti da eventuali ricorsi di docenti esclusi. Ma c'e' di più, pur a voler trascurare la questione degli effettivi aventi diritto, a molti non è chiaro che per andare in pensione il primo settembre, non basterà aver presentato la la domanda all'Inps. Va inoltrata infatti la documentazione all'Ambito Territoriale che deve preparare i flussi per l'Inps, così come va preparata la procedura LP1 per TFR/TFS. Oltre ad alcuni modelli, bisogna inoltre inviare tutte le deliberedi riscatto, il decreto di ricostruzione economica della carriera, gli ultimi 10 modelli Cud e l'ultimo cedolino dello stipendio. Un lavoro che richiede almeno un mese e mezzo, a essere ottimisti, e che con agosto alle porte sarà impossibile espletare. Nelle migliori delle ipotesi, senza ulteriori intoppi o problemi con la documentazione necessaria, la pensione arriverebbe a dicembre con il rischio per molti di restare senza stipendio o pensione per almeno 4 mesi. Il rischio sarebbe dunque quello di diventare dei nuovi "esodati" rimanendo cioè in bilico senza stipendio e senza pensione per un tempo non determinabile a priori. |