Burn-out e insegnanti

Pasquale Almirante, La Tecnica della Scuola 26.7.2014

La Stampa riprende gli studi del prof. Franco Baldoni, docente di Metodologia Clinica presso il corso di laurea magistrale in Psicologia Clinica dell'Università di Bologna, sulla delicata sindrome del "burn out": l'efficacia professionale esige l'equilibrio dell'operatore e il burn-out demotiva e disimpegna in risposta allo stress e alla tensione sperimentati sul lavoro

L'individuo stressato - in burn-out - rende di meno, incorre più facilmente in errori professionali, è più vulnerabile allo sviluppo di patologie somatiche - tradizionalmente correlate allo stress - come le malattie cardiovascolari, o psichiatriche, quali l'ansia e la depressione, è più esposto al rischio di infortunio lavorativo, può assumere stili di vita disfunzionali (fumo di sigarette, gambling, abuso di alcolici, irritabilità) che rendono problematica la vita di chi ne soffre, ostacolandone non solo il rendimento lavorativo, ma anche le capacità affettive e relazionali.

Descritto per la prima volta nel 1974 dallo psicoanalista statunitense Herbert J. Freudenberger non è da sottovalutare il fatto che l'insegnamento espone in prima persona l'insegnante nella relazione con l'allievo, comportando impegno sul piano emotivo e un notevole carico in termini di stress e di aspettative.

Alcuni studi sulle patologie professionali degli insegnanti (tra cui lo studio Getsemani, sviluppato a partire dall'analisi degli accertamenti sanitari per l'inabilità al lavoro) dimostrano ad esempio che le patologie psichiatriche (per la maggior parte riferibili alla sfera ansioso-depressiva) sono più frequenti rispetto alle patologie fonatorie nel determinare l'inidoneità permanente all'attività docente.

Sin dalla prima metà degli anni '80 la sindrome del burn-out negli insegnanti è stata oggetto di attenzione da parte di molti studiosi internazionali ed è stata riconosciuta come risultante di alcuni elementi principali: affaticamento fisico ed emotivo; atteggiamento distaccato e apatico nei confronti di studenti, colleghi e nei rapporti interpersonali; perdita della capacità di controllo (Folgheraiter, 1994), ovvero smarrimento di quel senso critico che permette di attribuire all'esperienza lavorativa la giusta dimensione; sentimento di frustrazione dovuto alla mancata realizzazione delle proprie aspettative.

Per tali motivi, in ragione della portata e della multidimensionalità del problema che interessa gli ambiti sanitario, sociale, culturale, economico e istituzionale, occorrerà formulare e realizzare adeguati programmi di prevenzione dello stress lavorativo con l'obiettivo di rendere l'insegnante più consapevole delle risorse di cui dispone per migliorare la sua capacità di far fronte alle complesse sfide che investono il mondo della scuola.