Statali ed esodati, pensione a 57 anni
ma con l’assegno tagliato fino al 30%
Tutto il pacchetto è contenuto nell’articolo 4
della bozza del disegno di legge intitolato, per il momento,
«Repubblica Semplice». Ma non è detto che le norme possano essere
trasferite domani direttamente nel decreto
di Andrea Bassi,
Il Messaggero
13.6.2013
LA BOZZA
ROMA Dal menù della riforma della Pa scompare l’anticipo di due anni
della pensione per gli statali in esubero. Ma il capitolo
«previdenza» non viene cassato. Anzi, si allarga non solo ai
lavoratori pubblici, ma anche a quelli privati con un occhio agli
esodati. Tutto il pacchetto è contenuto nell’articolo 4 della bozza
del disegno di legge intitolato, per il momento, «Repubblica
Semplice». Ma non è detto che le norme possano essere trasferite
domani direttamente nel decreto. Diverse le novità. Innanzitutto
quella sull’età pensionabile. Il provvedimento prevede per tutti i
lavoratori, pubblici e privati, di poter lasciare l’impiego in
anticipo rispetto ai 66 anni e 3 mesi attualmente previsti dalla
legge Fornero. Si potrà andare in pensione a 57 anni con 35 di
contributi per i lavoratori dipendenti e a 58 anni sempre con 35 di
contributi per gli autonomi. L’anticipo della pensione, tuttavia,
costerà caro. L’assegno sarà interamente calcolato con il metodo
«contributivo», ossia in base ai contributi versati e non con il più
vantaggioso «retributivo» in base all’ultimo stipendio. La perdita,
secondo le stime, sarebbe in media del 25-30% sulla pensione, con un
minino del 15% e un massimo che può arrivare al 45% a seconda dei
contributi versati. Questa norma in realtà già esisteva, ma era
riservata alle sole lavoratrici (la cosiddetta «opzione donna») ed è
stata utilizzata in 18 mila casi. Ora viene estesa a tutti e
allungata fino al 2018.
GLI ALTRI SCIVOLI
Una via d’uscita probabilmente non molto conveniente, ma comunque
una via d’uscita. Probabilmente più nel privato, per gli «esodati»,
che nel pubblico. Per gli statali ci sarà anche un’altra possibilità
di pensionamento anticipato. Sarà estesa a loro un’altra norma che
già esiste, ma vale in questo caso solo nel privato, e che permette
di ammorbidire i rigidi requisiti della Fornero: i cosiddetti «casi
eccezionali». Si tratta di due possibilità. La prima è per i
lavoratori che abbiano maturato un’anzianità contributiva di almeno
35 anni entro il 31 dicembre 2012 i e che avevano i requisiti per il
ritiro prima dell’entrata in vigore della Fornero. Questi lavoratori
potranno lasciare a 64 anni invece dei 66 anni e 3 mesi. Le
lavoratrici potranno andare in pensione a 64 anni qualora abbiano
maturato entro il 31 dicembre 2012 un’anzianità contributiva di
almeno 20 anni e alla medesima data avessero un’età di almeno 60
anni. Solo per i pubblici dipendenti, infine, il provvedimento
prevede la possibilità di trasformare negli ultimi cinque anni di
lavoro il contratto di lavoro da tempo pieno in part-time al 50%
dello stipendio. In pensione si andrà comunque con un assegno pieno.
Prorogata anche la norma che obbliga tutti coloro che hanno
raggiunto il massimo di contributi nella Pa ad andare in pensione.