Riforma pensioni Renzi, Nell'ultima bozza di riforma della pubblica amministrazione torna la misura del prepensionamento per i dipendenti a due anni dal congedo. di Marcello Tansini, webmasterpoint 13.6.2014 Solo domani 13 giugno 2014 si saprà se la bozza di riforma della pubblica amministrazione circolata in queste ore sarà quella definitiva. E un passaggio cruciale sarà l'incontro di questa mattina fra i sindacati e il ministro per la Funzione Pubblica Marianna Madia. Nel continuo tira e molla di misure prima inserite e poi cancellate, si ritorna ora a parlare di prepensionamenti ed esuberi. Più esattamente i lavoratori pubblici che sono a due anni dal taglio del traguardo del congedo possono essere messi a riposo se non ci sono altre utili alternative per il loro impiego, come la mobilità, e solo dopo aver informato le organizzazioni sindacali di categoria. E a proposito di mobilità, sarà possibile trasferire uno statale nell'arco di 100 chilometri senza il suo consenso, anche per mutate esigenze di organizzazione e di produzione. Rimane in piedi di trasformare da full-time a part-time il contratto dei dipendenti prossimi alla pensione per consentire allo Stato di raggiungere un doppio obiettivo: il risparmio della spesa pubblica e il turn over generazionale fra giovani e anziani attraverso l'indizione di nuovi concorsi, l'assunzione dei vincitori delle prove concorsuali già bandite e concluse, la stabilizzazione dei precari. Appare inevitabile chiedersi se provvedimenti di questo tenore possono essere applicati anche in ambito privato, come del resto invocato dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti. Altre misure che sono finite nell'ultima bozza della riforma della pubblica amministrazione sono il dimezzamento di permessi e distacchi, lo stop a incarichi dirigenziali per chi è in pensione, possibili demansionamenti, l'unificazione delle scuole di formazione della pubblica amministrazione, l'aumento degli importi annuali delle tasse automobilistiche.
Resta ancora da decifrare la direzione che prenderà la riforma delle pensioni. Se partiti, sindacati e buona parte degli esponenti di governo chiedono la revisione della legge Fornero, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan si è detto piuttosto scettico in merito alla possibile abbassamento dell'età da raggiungere per congedarsi dal lavoro. E ha fatto riferimento al provvedimento adottato in Germania che ha portato a 63 anni di età e 45 anni di contributi l'età delle pensione. Certo, poi c'è stato un ripensamento, ma sembra piuttosto chiaro come il cambiamento procederà con molta gradualità. Qualcosa già inizia a muoversi e venerdì 13 giugno approderà in Consiglio dei ministri la riforma della pubblica amministrazione in cui saranno inserite misure per gli statali. In particolare si prevede uno scivolo di 4 o 5 anni nell'ambito dell'esonero di servizio. In buona sostanza il dipendente pubblico può essere collocato a riposo con una riduzione dello stipendio ma con l'assegno previdenziale atteso. Ci sarebbe anche un'opzione donna. Alle lavoratrici sarebbe concessa l'opportunità del calcolo interamente contributivo in cambio di una riduzione dell'importo dell'assegno. Ci sono poi alcune questioni particolari ancora senza soluzioni. In prima battuta c'è la vicenda esodati che ha fatto registrare due passi in avanti: la calendarizzazione della discussione del disegno di legge in Aula a Montecitorio per il 23 giugno e l'intenzione di convocare un secondo tavolo tecnico fra Ministeri del Lavoro e dell'Economia, Inps e commissioni Lavoro di Camera e Senato. E poi c'è vicenda quota 96, su cui è intervenuta in settimana il ministro del Lavoro Elsa Fornero. A suo dire sono stati commessi degli errori dovuti alla fretta di intervenire, ma ha anche accusato la politica di opportunismo. |