Maturità 2014, lo scollamento Marina Boscaino, Il Fatto Quotidiano 18.6.2014 Sono presidente di commissione in un istituti d’arte. Nessuno tra i 47 alunni che dovremo esaminare ha svolto l’analisi del testo letterario, una lirica di Salvatore Quasimodo. Ancora una volta la prima prova dell’esame di Stato ha dimostrato lo scollamento assoluto tra la scuola come è e come vorrebbero fosse. Si tratta di una prova volontariamente congegnata per gli studenti del liceo, in particolare del classico. Intendiamoci: tracce bellissime, tutte. Potrei dire che sempre più le tematiche proposte si aprono al mondo di oggi, alla sua complessità. Ma sarebbe un’interpretazione eccessivamente semplicistica e, soprattutto, non da insegnante. Lascio ad editorialisti, intellettuali, uomini di cultura la disamina puntuale delle singole proposte. Io sono una docente. E, in quanto tale, non posso fare a meno di evitare un’osservazione: si continuano a fare parti uguali tra diversi. Dando un’occhiata alle quattro proposte di saggio breve, infatti, - rispettivamente sul ‘dono’, con un ricchissimo apparato iconografico e ben due documenti filosofici; violenza e non violenza; le nuove responsabilità; tecnologia pervasiva, anch’essi corredati da numerosi testi di filosofi – si rafforza l’impressione iniziale. La filosofia, la disciplina che qualcuno improvvidamente qualche tempo fa aveva minacciato di limitare ulteriormente nella conoscenza degli studenti italiani, si rivela ancora una volta un elemento imprescindibile per capire ed interpretare il mondo. Ma molti indirizzi della nostra scuola non ne contemplano l’insegnamento, escludendone dall’incontro più della metà dei giovani: tanti sono coloro che frequentano l’istruzione tecnico-professionale. Come si può pensare, quindi, che uno studente, chiamato allo svolgimento di un saggio breve, tipologia testuale già di per sé estremamente complessa, possa farlo attraverso l’analisi di testi il cui linguaggio e le cui sollecitazioni gli risultano completamente estranee? Riteniamo che lo studio approfondito delle letterature antiche e moderne, quale si compie nella maggior parte degli indirizzi liceali, possa costituire un dato neutro rispetto alla sensibilizzazione sull’esistente o alle chiavi di lettura che possono essere messe in gioco? Crediamo che l’approfondimento della formazione scientifica non abbia nulla a che fare con il modo di porsi davanti a problematiche tanto articolate? Si tratta, evidentemente, di domande retoriche. Consideriamo poi la traccia di storia. Differenze tra l’Europa del 1914 e del 2014, da considerare sotto una serie di aspetti: forme istituzionali, stratificazione sociale, rapporti tra cittadini e istituzioni, sistemi di alleanze, rapporti tra gli stati europei e tra l’Europa e il resto del mondo. Nemmeno il più attento lettore di Limes, la rivista di geopolitica fondata da Lucio Caracciolo, con la sapienza di Hobsbawm riuscirebbe a contemplare un panorama del genere. L’insegnamento congiunto di storia e filosofia; la necessità di insistere su cittadinanza e Costituzione, disciplina fantasma, accorpata al mostro epistemologico della geostoria al biennio, il tutto diminuito di un’ ora dalla “riforma” (sic!) Gelmini, non meriterebbero uno spazio diverso e più diffuso in tutti gli indirizzi scolastici? Una cosa, infine, è certa. Ancora una volta l’analisi del testo ha sollecitato la riflessione sul Novecento. Nulla di più esplicito per provare a mutare la tendenza conservatrice di molti – pur bravissimi – docenti di italiano, che ancora – nonostante lo scorrere del tempo – continuano a concludere le proprie lezioni al massimo sui testi di Ungaretti e Montale, i primi dei quali sono ormai stati scritti circa 100 anni fa. Ed è subito sera di Quasimodo è una raccolta del ’42, indicativa di molte delle caratteristiche della prima produzione del poeta di Modica e della maniera e dei soggetti privilegiati dall’Ermetismo. La lirica in questione contiene suggerimenti, suggestioni e temi variamente declinati durante tutto il secolo breve, che ci dicono moltissimo sull’uomo del nostro passato recente e del nostro presente. Sarebbe il caso di rivedere le nostre convinzioni e selezionare nel corso dei due anni precedenti gli elementi imprescindibili della nostra storia letteraria, per aprirci alla fine del percorso di studi ad una perlustrazione consapevole e certamente fruttuosa degli ultimi 100 anni della nostra cultura. |