INTERVISTA
Giannini: “Meno burocrati e meno potere Il ministro dell’Istruzione: “Accorpare per essere più competitivi” Giacomo Galeazzi, La Stampa 30.6.2014
ROMA
«Il territorio incide molto. Non è uguale per un ateneo operare a
Palermo o Bari piuttosto che a Milano. Nelle graduatorie a
penalizzare le realtà meridionali sono soprattutto i parametri che
valutano l’occupazione dei laureati e la produzione scientifica.
Però sta aumentando la loro capacità di attrarre finanziamenti
esterni. Al nord si concentrano le eccellenze, però, anche lì,
aggregare, razionalizzare, accorpare ci renderebbe più competitivi
in Europa».
«Nel 2014 il fondo di finanziamento ordinario per le università
italiane non sarà intaccato da nuovi tagli lineari. Le risorse
verranno assegnate all’80 % in base al costo standard di uno
studente in corso. Il calo delle matricole fotografa una diminuzione
rispetto al passato dell’attrattiva del nostro sistema
universitario. Siamo un Paese sempre meno convinto che studiare sia
fondamentale per il progresso individuale e della società. La
politica deve trovare gli strumenti e la visione per restituire uno
spirito ormai scomparso. Un ciclo di studi universitario statale
costa quasi come cambiare un’auto utilitaria. Ma cambiare la
macchina a volte lo si considera più importante che far studiare il
proprio figlio».
«Controllando meglio come vengono spesi i fondi del governo: i 6,5
miliardi all’anno per il funzionamento degli atenei. Introdurremo
regole semplici e internazionalmente condivise. Ci stiamo assumendo
un impegno politico perché vengano assunti 6 mila ricercatori l’anno
nelle università e negli enti di ricerca. Si tratta di grossi
investimenti, 100 milioni di euro l’anno, per un piano quadriennale.
Stiamo progettando il riordino del settore».
«Abbiamo già più che raddoppiato le borse di specializzazione in
medicina arrivando a quota 5mila e adesso ci concentriamo sui
dottorati industriali. Ci sarà un riordino degli enti, in termini
anche di razionalizzazione e aggregazione tematica. I soldi andranno
a chi non li spreca e nessun barone distribuirà più cattedre. Il
piano prevede semplificazione e delegificazione per favorire
l’azione delle università nelle rispettive autonomie, un nuovo
sistema di ripartizione delle risorse basato sui costi standard e
sulla premialità, margini più ampi di autonomia agli atenei con
migliori indicatori di sostenibilità economica».
«Non si è investito molto nella ricerca e il Mezzogiorno è
svantaggiato C’è stata una notevole trascuratezza negli ultimi
anni.Va bene risparmiare, ma è necessario anche investire dove è
necessario. Il governo si muove su una strada non solo di
rifinanziamento, ma anche di ridefinizione delle tasse
universitarie. Il costo standard è un importante strumento tecnico
per riequilibrare il sud e il nord. Lo sforzo deve essere nazionale
per metterci al passo degli standard europei e restituire
competitività al Paese. E al Sud bisogna creare condizioni grazie
alle quali le università divengano motore di sviluppo». «Le università meridionali vanno messe in condizione (meglio di quanto non sia avvenuto finora) di poter esprimere la loro autonomia responsabile , valorizzando quei settori di eccellenza che già hanno, e comunque garantendo una qualità media del tutto competitiva. Credo molto, e non solo per il sud, alle specializzazioni territoriali. Un sistema dell’istruzione superiore che è ormai per definizione europeo ed internazionale non può più lavorare su una generalizzazione delle competenze . Diffuse uguali e allo stesso livello dappertutto. Non si può fare tutto, tutti, ovunque , nella stessa misura. Ci vuole il coraggio di scegliere su quali campi puntare». |