Settimana corta alle superiori, ora č facoltativa

Settimana corta alle superiori, ecco il dietrofront: "E' facoltativa"

Il nuovo orario sarā sperimentato a Mestre, San Donā e Portogruaro, ma i servizi saranno garantiti anche il sabato per chi deciderā di fare scuola



 
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Settimana corta alle superiori,
ecco il dietrofront: "E' facoltativa"

Il nuovo orario sarā sperimentato a Mestre, San Donā e Portogruaro,
ma i servizi saranno garantiti anche il sabato per chi deciderā di fare scuola

 Venezia Today, 5.6.2014

Da tassativa a facoltativa. Dietrofront della Provincia sulla “settimana corta” alle scuole superiori, le forti resistenze arrivate dalla terraferma hanno indotto Ca’ Corner ad una parziale marcia indietro. Come riporta la stampa locale, dopo la riunione di giunta l’assessore alla viabilità Giacomo Grandolfo ha corretto il tiro: “Il servizio di trasporto pubblico, ma anche il riscaldamento degli edifici, saranno garantiti per quelle scuole che non intenderanno applicare il nuovo orario scolastico”. Tradotto: la Provincia resta convinta della bontà della propria scelta, ma non ci sarà alcun muro contro muro e ogni istituto sarà libero di scegliere in base al parere di preside, genitori e docenti. Almeno per il prossimo anno ascolastico.

La “settimana corta” prevede cinque giorni di scuola dal lunedì al venerdì, con il sabato a casa. Allungando l’orario giornaliero di un’ora e tenendo gli edifici chiusi anche al sabato, la Provincia puntava di risparmiare 332mila euro facendo partire la sperimentazione dalle scuole di Mestre, San Donà di Piave e Portogruaro. Molte scuole medie del Veneziano hanno già introdotto questo orario (ultima la “Mazzini” di Mirano), mentre per le scuole superiori si tratterebbe di una grande novità.

A Mestre i licei Morin e Stefanini hanno già fatto sapere di vedere di buon grado questa soluzione, eppure da altri istituti arriva un’opposizione ferma e decisa. La presidente della Provincia, Francesca Zacariotto, ha chiarito la situazione: “Confermiamo la validità di un progetto nato non dalla necessità di risparmi, ma dalle richieste di scuole e famiglie. Non prevediamo alcun obbligo ma dopo un periodo di sperimentazione trarremo le conclusioni”. Nessuna forzatura, dunque, ma la ferma volontà di seguire un percorso già adottato nei sistemi scolastici di molti altri stati europei.