Sì dell’Italia alle pronunce UE su scuola e lavoro, Tuttoscuola, 9.6.2014 Sulla necessità di un più stretto rapporto tra scuola e lavoro vi sono state l’anno scorso diverse pronunce dell’Unione Europea: - le Conclusioni del Consiglio UE dei Ministri dell’Istruzione del 15 febbraio 2013; - la Raccomandazione del Consiglio europeo del 22 aprile; - la Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Consiglio europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni del 19 giugno 2013; - la Dichiarazione congiunta della Commissione Europea, della Presidenza del Consiglio dei Ministri UE e delle parti sociali a livello europeo del 2 luglio 2013, circa l’”Alleanza europea per l’apprendistato” per la lotta alla disoccupazione giovanile e il miglioramento e la diffusione della pratica dell’apprendistato e dell’apprendimento basato sul lavoro ad ogni livello di istruzione e formazione. Sulla base di quelle autorevoli pronunce, il Parlamento ha approvato con la legge 128 dell’8 novembre scorso un programma sperimentale per lo svolgimento di periodi di formazione in azienda per gli studenti del IV e V anno delle scuole secondarie di secondo grado per il triennio 2014-2016. E i ministri dell’istruzione, dell’economia e del lavoro hanno firmato il 5 giugno il decreto interministeriale per sperimentare forme di alternanza scuola-lavoro. Tutto ok? Non per tutti. L’Unione degli Studenti, con un comunicato dal vago sapore ideologico, ha bocciato l’Europa, il Governo italiano e il progetto sperimentale, con dichiarazioni del tipo: “Ancora una volta i percorsi formativi sono dequalificati in favore di una idea aziendalistica dell'istruzione pubblica”. “Pensiamo che con tale sperimentazione si apra una ulteriore dequalificazione della didattica delle nostre scuole, alimentando un inasprimento della distanza classista tra scuole di serie di A, che stimolano gli studenti al proseguimento degli studi e scuole di serie B, volte alla precanalizzazione nel mercato del lavoro, fucine di manodopera a basso costo”. “Il Governo ancora una volta procede sordo alle istanze delle componenti sociali”. Per l’UdS il provvedimento sconvolge l'idea dell'istruzione pubblica ad anno scolastico ormai concluso, impedendo manifestazioni di protesta da parte degli studenti. |