FEDI A CONFRONTO

Islam a scuola?
Meglio un’ora (unica) di religioni

In Austria e a Francoforte, per arginare l’estremismo, i bimbi musulmani studiano il Corano in classe. E in Italia? Branca (Università Cattolica): «Sbagliato dividere cristiani e islamici. Impariamo insieme le diverse fedi»

 Il Corriere della Sera, 13.1.2014

Il precedente è austriaco, e funziona da anni: corsi per insegnanti di religione islamica nella scuola pubblica. Il progetto-pilota dell’Assia, in Germania, raccontato qualche giorno fa dal «New York Times» – che detta gli argomenti anche agli europei – è una realtà già praticata e diffusa su scala nazionale alle porte dell’Italia, appena oltre il Brennero.

MODELLO AUSTRIACO - Ayşegül Dinckan-Yilmaz, 31 anni, origine turca, è una delle formatrici all’IRPA(in inglese MTTC – Muslim Teachers Training College ). L’Istituto conferisce una regolare laurea in Istruzione, spiega Ayşegül, e dipende dal Consiglio islamico dell’Austria, organismo ufficialmente riconosciuto da Vienna. Per intendersi: i docenti sono pagati dal ministero della Pubblica istruzione. Corsi di teologia islamica, ma anche di pedagogia, didattica e legge. «Durante la pratica – continua –, i nostri studenti cominciano a lavorare con bambini di diverse origini etniche. Gli stessi studenti hanno provenienze varie: molti dalla Turchia, ma anche dai Balcani e dal mondo arabo». In 500 già sono in cattedra, distribuiti per i 50 mila alunni musulmani del Paese: «Sono sempre di più gli allievi che si iscrivono a questi corsi. Ai ragazzi è data la possibilità di imparare la loro religione da specialisti in lingua tedesca e possono usare questa conoscenza per parlare di Islam in tedesco anche con i loro vicini». Enfasi sul dialogo interreligioso: «Abbiamo varie collaborazioni e scambi di docenti, per esempio con l’Istituto di formazione delle chiese cristiane di Vienna».

LA SITUAZIONE IN ITALIA - Immaginabile in Italia? È un modello che si può importare? Il professor Paolo Branca, studioso di Islam della Cattolica di Milano e tra i più noti in Italia, spesso consulente del governo, un’idea di quel che si potrebbe fare da questa parte delle Alpi ce l’ha: «Trasformare l’ora di religione in una lezione sulle religioni». In sintonia con una popolazione scolastica che da tempo non è più omogenea: molti i musulmani, ancora di più gli ortodossi. «La realtà si sta già muovendo da sola in questa direzione». Il 15 per cento dei genitori islamici a Milano non chiede l’esonero per i figli e nella pratica molti insegnanti armati di buona volontà tentano di valorizzare le diversità che incontrano in classe. Di ridiscutere l’ora di religione nel nostro Paese, però, non se ne parla.

IL RISCHIO ESTREMISMO - E dell’ipotesi di affiancare alle lezioni di cattolicesimo quelle sull’Islam? La spinta al progetto di Francoforte nasce anche dal timore di emarginazione e radicalizzazione dei giovani musulmani. Il caso di una cellula terroristiche turco-tedesca nel 2007, l’allarme dei servizi segreti sul proselitismo salafita, le più recenti segnalazioni di volontari partiti dalla Germania per partecipare al jihad in Siria. Non sono vicende del tutto lontane dall’Italia, e da tempo studiosi come Branca segnalano la necessità di accompagnare la crescita dell’Islam, di non abbandonarla agli scantinati e ai predicatori più estremisti, per evitare deviazioni pericolose. Chi però da noi potrebbe formare gli insegnanti di religione se non esistono istituti superiori di studi islamici e se nelle moschee non c’è personale qualificato in grado di farlo?

L’ORA DI «RELIGIONI» - La questione allora riguarda l’approccio complessivo della cattolica Italia alle confessioni altre. Quanto alle scuole, dal momento che è tutto da inventare, il professore torna sull’idea iniziale e suggerisce di non dividere gli alunni per tradizione religiosa - i cristiani da una parte, i piccoli islamici da un’altra , «sarebbe un passo indietro» -, invitando piuttosto a prendere in considerazione uno studio delle religioni che tenga insieme tutti gli italiani, di ogni fede, fin dalle elementari.