“Quota 96”: mandateci di Pasquale Almirante, La Tecnica della Scuola 25.1.2014 Non si acqueta l’indignazione del personale della scuola rimasto nella rete della riforma Fornero sulle pensioni: oltre al diritto violato, costringete 4.000 persone, ormai demotivate e avanti con l’età, in classe, lasciando fuori i giovani che chiedono lavoro
E finita pure la speranza di avere giustizia da parte della Corte costituzionale che, esprimendosi, non si è pronunciata sull’effettivo merito, ma solo sulle considerazioni del Giudice del Lavoro, ecco tornare in causa l’appello alla politica e in modo particolare al Pd che sembra voglia assumere nuovi impegni. Il punto da mettere in chiaro, e che questo personale vuole di nuovo rappresentare ai dirigenti disponibili del Partito democratico, dopo, e pure in coincidenza con l’interesse appassionato di Manuela Ghizzoni e Mariangela Bastico, si sposta tuttavia dalle considerazioni di carattere giuridico e di legislazione, per entrare nel merito più intimo della faccenda e dentro la quale non sono esclusi i precari in attesa di sistemazione. Il punto infatti che questo personale vuole descrivere con più enfasi si lega a fatti oggettivi che rendono la nostra scuola, non sola la più vecchia d’Europa, ma anche quella attorno a cui ruota una gigantesca platea di precari, da anni in attesa di entrare in pianta stabile. Ma c’è pure un’altra questione che questo personale intende rappresentare, e non solo alla politica, quella cioè della demotivazione ormai, della sfiducia e della oggettiva impossibilità di accaparrarsi perfino, vista l’età, dell’utilizzo efficace delle nuove tecnologie. In altri termini, e per questo stanno partendo migliaia di E-Mail verso tutti i gruppi politici e i giornali a diffusione nazionale, vogliono denunciare che scelte sbagliate, seppure nate dall’esigenza di risparmiare, acquistano col tempo il valore opposto, proprio perché docenti ultra sessantenni si ritrovano costretti a fare una attività non più desiderata, mentre capiscono la loro incapacità a tenere classi numerose e a svolgere col dovuto impegno attività didattiche che pretendono invece forze fresche per entusiasmo ed energia. Alunni, in modo particolare, così come suggerisce Mila Spicola, di 5 anni, ma anche più piccoli, sono costretti a fare i “conti” con docenti di anche di 62 e 63 anni, mentre appunto “in Italia un giovane su due è disoccupato.” E sempre Spicola, ma è pure il buon senso a dirlo, aggiunge che “serve un patto di turn over generazionale, almeno nella scuola”, per dimostrare agli effetti pratici che questo governo, così come viene detto ripetutamente, è in grado di “rispondere alle sfide e ai bisogni della scuola di oggi". Ed ecco un altro elemento di riflessione: saprà rispondere il governo? Riuscirà a capire, anche nella persona della ministra, che c’è un limite di età e un punto di arrivo oltre il quale è oggettivamente impossibile svolgere con la dovuta efficienza il lavoro nobile e altissimo dell’insegnamento? |