E la scuola lotta ancora per “quota 96” Una nuova proposta di legge è stata recentemente presentata alla Camera da Manuela Ghizzoni (Pd), anche se l’affollamento delle Camere e le prospettive incerte della legislatura non sembrano spingere le cose nella direzione desiderata dai lavoratori di “Quota 96” L.Ci. Il Messaggero 19.1.2014 LA MOBILITAZIONE
ROMA Portano avanti la loro battaglia nel nome di “quota 96”: sono gli
insegnanti e gli altri lavoratori della scuola che dopo la riforma
previdenziale Fornero hanno dovuto rinunciare ad una prospettiva di
pensione già intravista e ormai da tempo cercano di riconquistarla
nelle aule parlamentari ed in quelle giudiziarie, finora senza
successo. La vicenda somiglia ad altre innescate dalla stretta sulle
pensioni di fine 2011, drastica nei contenuti e certo anche
frettolosa nelle modalità di applicazione: a differenza però dei
cosiddetti “esodati” questi dipendenti possono generalmente contare
ancora sul posto di lavoro e sulla relativa retribuzione.
La richiesta degli interessati è semplice: ottenere che per loro la
soglia di applicazione della riforma sia spostata dal 31 dicembre
2011 al 31 agosto dell’anno successivo. Questo perché il mondo della
scuola ha sempre goduto di regole di uscita dal lavoro particolari,
modellate sulle esigenze dell’anno scolastico: si lascia il servizio
a settembre in corrispondenza dell’inizio delle scuole e non in
altri mesi dell’anno. In ogni caso una parte consistente del mondo politico si era impegnato in favore delle ragioni dei dipendenti della scuola. Ma tutti i tentativi di intervenire per via legislativa si sono scontrati con l’opposizione della Ragioneria generale dello Stato, che giudica non adeguate le coperture finanziarie proposte. Una nuova proposta di legge è stata recentemente presentata alla Camera da Manuela Ghizzoni (Pd), anche se l’affollamento delle Camere e le prospettive incerte della legislatura non sembrano spingere le cose nella direzione desiderata dai lavoratori di “Quota 96”. Nel frattempo è sfumata la speranza di risolvere la questione per via giudiziaria, perché la Corte costituzionale ha respinto la questione di illegittimità sulla norma della riforma Fornero. Così i mesi passano e per qualcuno, magra consolazione, l’uscita dal lavoro si avvicina comunque con i più restrittivi requisiti della legge Fornero.
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