La scuola più breve

Pasquale Almirante, La Sicilia 23.2.2014

Se per un verso la Fondazione Agnelli invita il nuovo ministro dell'Istruzione a prendere i provvedimenti necessari per avviare finalmente la valutazione delle scuole e il lavoro dei docenti - non quindi i docenti, per poi premiarli con incentivi, così come avviene in molte nazioni europee - si fa sempre più strada l'idea che il percorso scolastico deve essere accorciato almeno di un anno per consentire ai ragazzi di diplomarsi a 18 anni. Ma non solo. Siccome siamo in periodo di magra assoluta, la parola d'ordine è risparmiare e, considerando che nella pubblica amministrazione una delle voci più pesanti del bilancio è rappresentata dalla scuola, nonostante il prelievo di oltre 8 miliardi in epoca gelminiana, molto fa pensare che nella spending review di Cottarelli si ipotizzi un aumento di qualche ora nel monte orario settimanale a carico dei prof. Non abbiamo fatto un conteggio dei risparmi, ma la cifra sarebbe poderosa.

In compenso tuttavia, visto che la nostra classe docente è la più vecchia d'Europa, si potrebbe pure immaginare una sorta di pensionamento "volontario", in modo pure da implementare, con le nuove leve, la tecnologia generalizzata che già in Lombardia tante soddisfazione, almeno a detta dei diretti interessati, starebbe dando. Ciò su cui però certa insulsa propaganda deve fare attenzione è di non veicolare l'idea che le Lim o la tecnologia e l'informatica o l'insegnamento di una materia in lingua inglese possano essere l'attesa panacea per ridurre di un anno la secondaria di secondo grado. Errore gravissimo, perché nessuna tablet o Lim, strumenti e non contenuti, potrà mai restituire le ore delle discipline che si taglierebbero o inibirebbero, tant'è che i prof di storia dell'arte e di filosofia, per ora, stanno gridando allo sfacelo dell'umanesimo, mentre l'ex ministro Berlinguer ricorda che nella sua proposta di riforma si voleva intervenire togliendo un anno alle medie, ma implementando un biennio comune, prima del triennio di "specializzazione".

La realtà delle cose è dunque complessa, ma semplice allo stesso tempo: va bene il diploma a 18 anni, ma per favore si evitino le abbreviazioni fallaci, considerando pure che fino a qualche anno fa esisteva l'istituto magistrale che durava 4 anni, che aveva un curriculo simile ai licei, che formava maestri pronti per il concorso e che ha avuto tra i suoi alunni artisti come Leonardo Sciascia e vignettisti come il buon Vauro Senesi.