Siamo alle solite:
dal Miur arrivano ordini e contrordini

di R.P. La Tecnica della Scuola 12.2.2014

La vicenda della nota sulle deroghe all'obbligo scolastico è indicativa del pressapochismo che ormai alberga a Viale Trastevere. Peccato che a farne le spese siano le scuole, i docenti, gli alunni e le famiglie.


La nota 388 (e relativa revoca) sulla questione delle eventuali deroghe all’obbligo scolastico a favore di minori stranieri adottati sta scatenando le prese di posizione di associazioni che tutelano esigenze diverse.

Da un lato il coordinamento delle Associazione familiari adottive e affidatarie in rete rivendica che la nota è il risultato di un lungo lavoro di concertazione finalizzato proprio a dare soluzione al problema dei minori stranieri adottati; dall’altro la Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) si mostra del tutto contraria.

“Nella mia carriera - afferma il vicepresidente Salvatore Nocera - mi è capitato di incontrare bambini 10 anni all’asilo, ragazzini di 15 anni ancora alle elementari, e di 20 anni ancora alle medie. Ci si augurava che quella stagione fosse terminata, che la cultura e la tradizione dell’inclusione scolastica basata sulla coeducazione di coetanei con e senza disabilità fossero oramai consolidate in una visione condivisa. Così non è. Abbiamo lottato per anni contro l’abitudine di far trattenere i figli disabili in classi di bambini più piccoli, questa circolare ci riporta indietro di molto”.

Nel nostro piccolo, commentando la nota sull’ultimo numero del nostro giornale, abbiamo scritto testualmente: “Va detto che la soluzione proposta dalla circolare appare sostenuta da motivazioni e argomentazioni di assoluta ragionevolezza, ma ci sembra alquanto irrituale che essa consenta di derogare ad una norma di legge. La soluzione più corretta sarebbe certamente quella di introdurre quanto prima una norma correttiva in una disposizione di legge, in modo da evitare ogni possibile forma di contenzioso”.

Evidentemente il ritiro della nota 338 è dovuto proprio al timore di un possibile (e poco controllabile contenzioso).

In tutto questo c’è però da porsi una domanda: “Come è possibile che dirigenti ministeriali di alto livello (per intenderci da 200mila euro all’anno almeno) possano inserire in una circolare imprecisioni e leggerezze che persino un modesto collaboratore di una testata giornalistica è in grado di evidenziare?”