Renzi: "Norma su statali nel ddl Madia, non nel Jobs Act". "Addio paura. Nel 2015 l'Italia correrà". Bilanci, previsioni, battute, e una parola d'ordine per il 2015: "ritmo". Così il presidente del Consiglio nella conferenza di fine anno. Sul Quirinale: "Nessuna preoccupazione per la successione". Di se stesso dice: "Meglio essere giudicato arrogante che disertore". Sulla corruzione: "Sconti al supermercato, non ai corrotti" di Monica Rubino, la Repubblica scuola 29.12.2014 ROMA - "Il 2014 è stata una rivoluzione copernicana, abbiamo cambiato il ritmo della politica: fisco, pubblica amministrazione, scuola. Adesso voglio cambiare l'umore degli italiani assuefatti alla sfiducia, alla paura. L'Italia è stata rimessa in moto, ora la sfida nel 2015 è farla correre". Dal Jobs Act al Quirinale, dall'Italicum alla scuola il presidente del Consiglio Matteo Renzi traccia un bilancio dell'anno che sta per chiudersi, ma soprattutto delinea le prospettive del 2015, anno delle riforme, in occasione della tradizionale conferenza stampa di fine anno nella nuova aula dei Gruppi parlamentari di Montecitorio. "Siamo il governo che ha fatto meno leggi, ma più riforme. Ma sono ancora più convinto oggi, rispetto a febbraio scorso, che l'Italia ce la farà. La parola del 2015 è 'ritmo', dare senso del cambiamento, per far sì che l'Italia torni a riprendere il suo ruolo nel mondo". E aggiunge: "Mi sento come Al Pacino in 'Ogni maledetta domenica', il coach che ha il compito di dire ai suoi che ce la possono fare. E io sono convinto che l'Italia ce la può fare". Ma per prima cosa il presidente del Consiglio esprime la sua gratitudine ai soccorritori del traghetto Norman Atlantic e ai giornalisti per come stanno seguendo la vicenda. Conferma che le vittime sono cinque. Poi, dopo aver espresso le condoglianze alle famiglie, salta la relazione introduttiva e comincia a rispondere alle domande. La successione al Quirinale. Le prime domande si concentrano sul nome del futuro presidente della Repubblica: "La legislatura dura fino al 2018 - taglia corto Renzi - ci sono i numeri per eleggere il presidente della Repubblica". E aggiunge, quasi spazientito: "Ora nessun ping pong sul Colle. Non possiamo metterci a giocare a 'Indovina chi'. Quando arriverà il momento saremo nelle condizioni di esprimere un nome attorno a cui si coaguli la maggioranza". E sulla possibilità che al Quirinale venga nominato un tecnico, afferma: "Il presidente della Repubblica deve avere i requisiti previsti dalla Costituzione: ha funzioni tipicamente politiche con la 'p' maiuscola, anche se nel corso della storia ci sono stati vari presidenti di provenienza" tecnica. Inolte chiarisce che la magistratura italiana non interferirà nella decisione e che "non ci saranno 220 franchi tiratori", come sostiene il senatore Pd Ugo Sposetti. Secondo il premier, infine, anche Silvio Berlusconi, votato da milioni di italiani, "è legittimato a stare al tavolo delle discussioni, senza diritto di veto. Lo considero un fatto logico e fisiologico". Infine precisa: "L'elezione del presidente della Repubblica non è "un test politico. Non è un voto di fiducia sulla maggioranza" sarebbe "inesatto" definirlo così. Jobs Act e pubblico impiego. Il premier risponde poi a diverse domande sul Jobs Act e chiarisce: "In Consiglio dei ministri ho proposto io di togliere la norma" sui dipendenti pubblici "perché non aveva senso inserirla in un provvedimento che parla di altro. Il Jobs act non si occupa di disciplinare i rapporti del pubblico impiego. Le regole del lavoro pubblico le riprenderemo nel ddl Madia. La mia idea è che chi sbaglia nel Pubblico paghi. Per chi non lavora bene perché non è messo in condizione di farlo, la responsabilità va attribuita ai dirigenti. Ma per i cosiddetti fannulloni va messa la condizione di mandarli a casa. Ma questo argomento prenderà corpo a febbraio o marzo", conclude Renzi. Sul tema dei licenziamenti collettivi, "vedremo cosa ci diranno le commissioni parlamentari, ma poi a decidere sarà il governo". Quanto, infine, alla possibilità di un referendum sul Jobs Act, Renzi glissa: "Chi vivrà vedrà". Mentre conferma i referendum sulle riforme costituzionali: "Sulla Costituzione, sul Titolo V, sul Senato e sull'abolizione del Cnel faremo mancare i voti necessari per il quorum. Noi vogliamo che sulle riforme istituzionali siano gli italiani a pronunciarsi". L'Europa e il semestre italiano. Parlando di Europa, Renzi poi afferma: "Il piano Junker è un primo passo ma non è certo sufficiente". Per il presidente del consiglio è necessario "un cambio di paradigma a livello europeo. Gli Usa hanno fatto registrare +5% nel terzo trimestre 2014, un numero straordinario". In questi sei mesi di guida italiana "abbiamo cambiato per il momento il vocabolario - aggiunge il premier - siamo stati una notte a discutere perché la parola flessibilità sembrava una parolaccia e la parola crescita sembrava inconcepibile". Spending review e taglio delle municipalizzate. Sul tema dello sfoltimento delle partecipate, Renzi risponde che "non c'è alcun progetto Cottarelli, ma l'obiettivo è comune, da ottomila bisogna passare a mille. L'obiettivo c'è e sarà realizzato, si realizza in modo serio ma no a colpi di spot. Quando il ddl Madia sarà approvato dal Senato, a quel punto credo che nelle delega ci sia la possibilità per iniziare il percorso di sfoltimento e dimagrimento delle partecipate", conclude. Caso Marò. Quella dei marò è "una vicenda molto seria per ciò che è accaduto in passato, su cui ognuno di noi si tiene il suo giudizio: oggi la questione è aperta con un paese come l'India, amica, alleata dell'Italia, che nelle ultime ore ha aperto un canale di confronto diretto anche con dichiarazioni che abbiamo apprezzato". E aggiunge: "E' utile, per chiudere la vicenda, mantenere il tono necessario dei canali legittimi giudiziari e diplomatici, senza inutili show o inutili iniziative politiche come alcune di quelle che ho visto, assolutamente incredibili, di ministri dei governi precedenti". Gufi, decisionismo e arroganza. "Il 2015 è l'anno chiave, è decisivo, è il motivo di questo mio sano senso di urgenza", torna a ribadire il premier. "Sono molto soddisfatto di quello che abbiamo fatto, io voglio che neanche una giornata vada sprecata, non credo che l'Italia sia spacciata come pensano alcuni gufi e non solo". Ma chi sono i gufi, gli viene chiesto: "Il gufo è quello che parla male dell'Italia, non del mio governo. Ormai ho un rapporto d'amicizia con loro, portano fortuna". E aggiunge: "Nessun alibi, se non ce la facciamo è colpa mia. Meglio essere giudicati arroganti che disertori. Qua la sfida è cambiare l'Italia". Per poi concludere: "Stiamo facendo tutto quello che avevamo promesso, le leggi non hanno il Telepass, sono stati avviati tutti i procedimenti". Italicum e partiti. Il premier definisce l'Italicum, la nuova legge elettorale, un "Mattarellum con preferenze". "Il candidato di ogni collegio è chiaramente riconoscibile, in più c'è lo spazio per mettere due preferenze, un uomo e una donna. Io lo trovo un meccanismo di una semplicità impressionante. Chi arriva primo vince e governa per cinque anni. E' una legge seria che permette di dare governabilità" al Paese, sulla quale "non c'è nessun dubbio di costituzionalità". Aggiunge, inoltre, che "la legge sul finanziamento pubblico ai partiti va benissimo, non la cambiamo". Quanto alla richiesta di Roberto Calderoli della Lega di eliminare i capilista bloccati dal progetto di riforma, Renzi risponde: "Calderoli è un grande esperto di leggi elettorali. L'ultima che ha fatto si chiama 'porcata', se a questo giro si riposa un po' ci sembra perfetto. Presenterà 15mila emendamenti? Ormai siamo esperti in canguri" - facendo riferimento alle procedure messe già in atto in Parlamento per superare gli ostruzionismi, con l'accorpamento di più emendamenti per far procedere speditamente le votazioni. "Entro il mese di gennaio l'Italicum sarà approvato", aggiunge. Ma per l'ennesima volta nega la possibilità di elezioni anticipate: "A me conviene sempre tentare di andare alle elezioni ma all'Italia no, non conviene. Per quel che mi riguarda non sono contrario ai tempi sull'entrata in vigore" dell'Italicum, "se qualcuno vuole mettere la clausola di salvaguardia nel 2016, siamo pronti a discuterne, ma prima facciamo la legge". Riforma delle pensioni. Renzi esclude inoltre che il governo possa mettere mano alla riforme delle pensioni. "Mi sento di escluderlo", risponde a chi chiede se con la nomina di Tito Boeri al vertice dell'Inps il governo intenda intervenire sulla previdenza. "Non vuol dire che le idee di chi viene a darci una mano diventino programma di governo", osserva. Fisco. "In un paese normale le tasse si pagano una volta all'anno. L'obiettivo è arrivare lì". La local tax "entrerà in vigore dal 2016". Quanto agli 80 euro "Li rifarei tutta la vita, li aumenterei se possibile". Giustizia. Sui temi legati alla corruzione, Renzi taglia corto: "Chi ruba va messo in galera, altrimenti siamo tutti uguali. Bene il patteggiamento ma chi patteggia deve restituire il maltolto, tutto. Gli sconti si fanno al supermercato non ai corrotti". E aggiunge: "Rinnovo il mio appello per chi deve giudicare, lo faccia il più velocemente possibile, gli italiani hanno diritto a sapere se uno è colpevole o meno".
Quanto alla riforma della giustizia, Renzi sottolinea che "un anno fa si parlava di amnistia e indulto, ora non ne parla più nessuno. Il governo ha aumentato del 10% i posti nelle carceri eppure non ne parla nessuno. Abbiamo aumentato le pene alternative al carcere, lavorato molto bene sul tema della riduzione delle persone in attesa del primo grado, che sono diminuite del 20%, ma ancora non basta. Stiamo lavorando su questo ma talvolta la necessità di titoli veloci e comunicazione rapida fa dimenticare" temi prima al centro del dibattito. |