Investire nell’istruzione
paga anche durante la crisi

di Tibor Navracsics*, Il Sole 24 Ore 15.12.2014

La ripresa della crescita economica non solo è la principale priorità politica dell’Europa, ma è anche essenziale se nella Ue vogliamo ridurre la disoccupazione esageratamente elevata in particolare tra i giovani. È, inoltre, il presupposto necessario per rimanere competitivi sulla scena mondiale. In questo contesto l’istruzione svolge un ruolo vitale.

L’istruzione contribuisce a stimolare la crescita e la creazione di posti di lavoro in diversi modi. Grazie a capacità e competenze migliori le persone hanno più possibilità di trovare lavoro, possono ricorrere a metodi di produzione più efficienti e riescono ad adeguarsi al progresso tecnologico. Non solo, con l’istruzione le persone acquisiscono le conoscenze e l’atteggiamento necessari per far progredire ricerca e sviluppo e tradurre idee nuove in innovazione. L’effetto combinato di questi fattori - aumento dell’occupazione, produttività più elevata e maggiore capacità di adattamento - permette all’Europa di competere nell’economia mondiale basata sulla conoscenza.

I nostri sistemi d’istruzione sono di buona qualità, ma non basta. Per sfruttare i benefici dell’istruzione, servono riforme strutturali per migliorare i nostri sistemi e renderli più efficaci. L’Europa deve investire di più, in modo più intelligente e dove serve: sulle capacità e le competenze dei cittadini.

Negli ultimi anni molti Stati membri (14 nel 2012) hanno ridotto la quota di prodotto interno lordo (Pil) destinata all’istruzione, mentre Cina, India, Australia, Brasile investono strategicamente in questo settore. Il Sudafrica spende il 6,6 % del Pil nell’istruzione; nella Ue, solo tre Stati spendono di più. Il Brasile ha aumentato la spesa in istruzione, passando dal 3,9 % del Pil nel 1999 al 5,8 % nel 2012, e si situa ora al di sopra della media della Ue, che è pari al 5,3 %.

Dobbiamo migliorare. Dobbiamo investire nell’istruzione e nella formazione per garantire che l’Europa formi insegnanti più qualificati, dia ai cittadini competenze attualmente richieste dal mercato del lavoro e mantenga l’istruzione accessibile al maggior numero possibile di persone. Attraverso le nostre scuole, i nostri istituti di formazione e le nostre università possiamo sfruttare le tecnologie digitali per garantire l’accesso all’apprendimento alle persone di ogni età e ceto sociale. Grazie alle università e ai centri di ricerca e ai loro partenariati con le imprese possiamo incrementare la capacità d’innovazione dell’Europa e portare nuove idee sul mercato. Il denaro dell’Europa va speso per questo obiettivo.

Per questo, a ragione, l’istruzione occupa un posto centrale nel piano di investimenti della Ue. Il fondo europeo per gli investimenti strategici dotato di 315 miliardi, gestito dalla Banca europea per gli investimenti e cofinanziato dalla Commissione europea offre grandi opportunità. Ogni euro del fondo può attrarre altri finanziamenti privati destinanti a investimenti strategici nell’istruzione nei prossimi tre anni senza aumentare il debito pubblico.

Finora, troppo spesso, gli investimenti sono mancati, invece non mancano buone idee per progetti realizzabili nel settore dell’istruzione. Finanziare laboratori di apprendimento innovativi, rafforzare la cooperazione tra università e imprese, migliorare le infrastrutture nelle zone rurali e in quelle dove vivono comunità emarginate: sono solo alcuni esempi di come gli investimenti nell’istruzione sosterranno la crescita economica a lungo termine in Europa. Insieme ai miei colleghi commissari agiremo affinché idee come queste diventino realtà e abbiano successo, ma ci occorre il sostegno degli Stati membri. Esorto perciò i governi a sostenere il piano di investimenti durante il Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre e a potenziarlo aumentandone la dotazione con altri versamenti. Questo ci permetterà di dare incentivi ancora più consistenti ai progetti validi nell'ambito dell'istruzione.

L’istruzione ovviamente va ben oltre il suo valore aggiunto economico, ma in tempi di restrizioni dei bilanci pubblici, di investimenti ridotti, di livelli inaccettabilmente alti di disoccupazione, di urgente necessità di ripresa della crescita e di creazione di posti di lavoro dobbiamo assolutamente ricordare che l’istruzione è uno dei migliori investimenti che la Ue possa fare. È un investimento proficuo, è un investimento che paga.


* Tibor Navracsics è commissario Ue per l’Istruzione, la cultura, i giovani e lo sport