Italiani in fondo alla classifica europea
sulla conoscenza dell’inglese

di Elisa Giannetto, Il Sole 24 Ore 23.12.2014

   Indice della conoscenza dell’inglese in Italia su scala europea

Politici, vip e imprenditori italiani che parlano in inglese ricordano i film di Totò o Alberto Sordi. Ma in questi casi non viene da ridere, anzi. Sono l’amara conferma di come gli italiani stentino a recuperare il gap linguistico che li separa dal resto del mondo, rimanendo pressoché agli ultimi posti della classifica mondiale per competenze linguistiche. Il quarto rapporto Ef Epi (English proficiency index) piazza l’Italia al 27esimo posto a livello globale, con un lieve recupero di cinque posizioni rispetto al 2013. Se restringiamo il campo visivo alla sola Europa, troviamo il nostro paese al ventesimo posto, meglio della Francia ma peggio di Slovacchia, Portogallo e Spagna. Insomma gli italiani sono in inglese tra i più scarsi del continente. Le ragioni vanno ricercate in primo luogo nel sistema scolastico: l’inglese, fino a pochi anni fa, era presente quasi esclusivamente negli istituti linguistici, con un monte ore ridotto negli altri. Assente nella scuola primaria, di poco conto all’università. Solo di recente si sta registrando un’inversione di tendenza: sono stati attivati interi corsi universitari in lingua inglese ed è cominciata la sperimentazione nella materna. Come fa, già da anni, quasi tutto il resto d’Europa.

Metodologia della ricerca
L’Indice Ef Epi è diventato a tutti gli effetti il parametro per misurare il livello medio di conoscenza dell’inglese di un Paese. Il calcolo avviene utilizzando i dati provenienti da due diversi test di inglese sostenuti, ogni anno, da centinaia di migliaia di adulti in tutto il pianeta. Per il 2014 l’Ef ha preso in esame un totale di 63 paesi: dal Cile alla Cina, dall’Italia all’India, dalla Svezia all’Arabia Saudita classificando le singole nazioni secondo i livelli “alto, buono, medio, basso e molto basso”. L’Italia a livello globale si posiziona ad un livello medio ma non può consolare il fatto che dopo di noi ci siano paesi come il Vietnam (posto 33, livello basso), l’Ucraina (44, livello basso), la Giordania (45, livello molto basso), il Marocco (55, molto basso), la Libia (62), l’Iraq (63, ultimo posto in classifica).

La competenza dell’inglese in Europa
Il nord Europa e l’Europa centrale sono le aree in cui la conoscenza dell’inglese è tradizionalmente forte. Si distinguono da sempre per padronanza dell’inglese la Scandinavia, il Belgio, i Paesi Bassi e la Svizzera. Sorprende invece il sorpasso della Polonia che ha acquisito un’elevata competenza solo in tempi recenti. Nella fascia media troviamo la Germania, la Spagna, la Repubblica Ceca che registrano invece una competenza moderata. In Germania, ad esempio, l’inglese viene insegnato a scuola a tutti i livelli ma buona parte dei programmi tv e dei film vengono ancora doppiati. La Spagna e la Repubblica Ceca invece hanno promosso solo di recente l’insegnamento della lingua inglese nelle scuole. Un fenomeno troppo vicino nel tempo per poter avere effetti sulla maggioranza della popolazione adulta. Negli scalini più bassi della classifica troviamo Francia e Italia. Anche se nel nostro paese stiamo assistendo ad una spinta riformatrice e a una rinnovata consapevolezza dell'importanza della conoscenza dell'inglese nel mondo del lavoro. Aspetteremo di vedere se il prossimo rapporto confermerà questa inversione di tendenza

Il ruolo della scuola
Nonostante la diversità dei sistemi educativi nei vari contesti politici, economici e culturali, la scuola costituisce il luogo principe della formazione, anche linguistica. «La maggior parte degli studenti -mette in evidenza il team di Ef - riceve la propria istruzione tramite la scuola pubblica e il sistema universitario, facendo affidamento sulle capacità del sistema stesso di fissare obiettivi adeguati di preparazione, di allineare i programmi e i metodi d’insegnamento e di valutare il livello di preparazione necessario per concedere i diplomi». Secondo quanto sostengono gli esperti dell’Ef dunque non si può prescindere dalla riforma del sistema scolastico per migliorare la padronanza dell’inglese dei propri cittadini, con tutti i benefici che questa capacità comporta.