L’OBBLIGO DELLA SCUOLA / IL DIBATTITO DEGLI
SCRITTORI
Le vostre proposte per la scuola / 3
Allungare le medie (5 anni), accorciare le
superiori (3 anni). Dividere le classi per gruppi a seconda dei
livelli di apprendimento. Ripartire dall’educazione alla
cittadinanza
Il Corriere della Sera scuola
27.4.2014
Elementari, che sbaglio eliminare la
compresenza per delle due maestre!
Buongiorno , sono un’insegnante della scuola primaria con 41 anni
d’insegnamento . Ho lavorato con passione e dedizione, ho dato molto
e ricevuto moltissimo (e non è retorica). Dal 1973 ho vissuto non
poche riforme , quindi posso dire che la scuola migliore si è avuta
quando era in vigore il modulo con 3 insegnanti su due classi, con
parecchie ore di compresenza che permettevano di attuare veramente
l’insegnamento individualizzato. Oppure il tempo pieno (vero) con
due insegnanti in una sola classe per 8 ore al giorno. Non possiamo
nasconderci che le problematiche dei bambini e delle famiglie
aumentano e le nuove tecnologie (pur utilissime) non bastano per
offrire veramente una scuola che sia un’ opportunità per tutti , un
ambiente sereno e di crescita. Grazie per avermi dato l’opportunità
di esprimere la mia opinione. Distinti saluti
Manuela Cagnato
Troppi compiti alle medie. Non ho tempo per amici e sport
Buongiorno ho 12 anni frequento le scuole medie. Le prof danno molti
compiti ma io a scuola ci sto già 8 ore e mezza e il tempo a mia
disposizione è veramente poco. Mi piacerebbe frequentare di più gli
amici e fare sport . Non c’è tanto tempo per fare attività al di
fuori della scuola. Mi piacerebbe perciò trovare una soluzione e
incastrare tutti i tempi a disposizione. Si potrebbe diminuire il
lavoro da fare a casa, ad esempio. I prof invece trovano sempre le
motivazioni che giocano a loro favore
Emanuela Schifino
«Rottamare» gli insegnanti vecchi
Ritengo che non occorrono grandi riforme. Una cosa è necessaria ed
indispensabile in una società che cambia in maniera veloce:
riallocare in atre attività gli insegnanti troppo «vecchi», privi di
motivazione che adottano metodologie di insegnamento anacronistiche
e coinvolgere insegnanti di nuova generazione, motivati, preparati e
ricettivi rispetto alle nuove tecnologie, con maggiore fantasia e
capacità di coinvolgere gli alunni.
Tonino Musso
La mia «bacchetta magica»: meno alunni per classe
Insegno da oltre quaranta anni nella scuola primaria ed ho spesso
sognato la «bacchetta magica» per cambiare le cose. Ma se un solo
mio desiderio potesse essere esaudito, non avrei esitazione a
formularlo: la diminuzione del numero degli alunni per classe. Nelle
attuali classi-pollaio ogni attività diventa più lunga e difficile;
è impossibile seguire a dovere ogni alunno; a molte iniziative si
deve rinunciare. So bene che ci sarebbero dei costi da
sopportare...ma se il nostro paese che «ripudia la guerra» si
permette gli F-35 vuol dire che qualche soldino c’è. E la scuola, la
sanità, l’assistenza, darebbero altrettanti posti di lavoro quanto
la guerra.
Norma Bertullacelli, Genova
Dividere le classi in gruppi a seconda dei livelli di apprendimento
/ 1
Ho avuto la mia esperienza di docenza scolastica e sulla base di
quanto ho visto e che anche ora sento ritengo che il modello «unità
classe» vada rivisto. E’ comodo tenere uniti gli studenti per gruppi
omogenei di età, quando la loro preparazione, gli interessi e
l’impegno sono estremamente diversi. E poi la commedia della
bocciatura e anche quella della promozione per meriti umanitari. Ci
sono (mi riferisco all’estero e alla storia della pedagogia) tante
formule più articolate, con la suddivisione dell’unità classe in
gruppi di livello, di interesse e che so io. Certo burocraticamente
è più comodo non far nulla, fa più socialmente impegnato portare
avanti con gli altri degli alunni che odiano lo studio e che
impediscono lo svolgersi del programma. Ma prima o dopo salterà
tutto. Auguri alla scuola
Flavio Rosani
Dividere le classi in gruppi a seconda dei livelli di apprendimento
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1. Eliminare la «classe» come contenitore cronologico perché è del
tutto svincolato dalla realtà soggettiva. Sono possibili gruppi vari
per competenze sulle discipline di base e gruppi di riferimento per
altre. 2. Reclutare i docenti per competenze didattiche e non solo
per conoscenza della disciplina. 3. Rivedere il contratto lavorativo
e eliminare le discrepanze degli impegni dei docenti di diverse
discipline 4. Individuare le caratteristiche dell’apprendimento
contemporaneo alla luce delle nuove tecnologie e quindi ridisegnare
gli obiettivi e le metodologie evitando di credere che l’uso delle
nuove tecnologie sia di per sé esaustivo del problema.
Paola Vaccarezza
Vietato usare gli insegnanti di sostegno per coprire le assenze
Nota per il premier Renzi: A Lei basta una sola nota di due righe
con cui si vieta ai dirigenti scolastici di utilizzare gli
insegnanti di sostegno, specie nella primaria, per coprire le
assenze temporanee del personale. Commento: le spese di questo
malcostume le fanno alunni svantaggiati, spesso appartenenti a
famiglie che non hanno la forza o la capacità di contestare queste
scelte scellerate. Grazie
Franco Bogani
Una sola seconda lingua: l’inglese
Credo che in Italia sia necessario che tutti sappiano parlare in
inglese quindi potenzierei lo studio di questa ed eliminerei la
seconda lingua.
Cristiana Cruciat
Allungare le medie e accorciare le superiori/ 1
Ecco la mia idea: a 14 anni, cioè dopo l’uscita dalle scuole medie i
ragazzi non sono in grado di scegliere per il loro futuro, molti
scelgono le scuole superiori perché quello è l’istituto più in altri
per seguire i propri amici altri perché vicino casa ... Sono
pochissimi quelli che hanno già le idee chiare per questo proporrei
di allungare le scuole medie a 5 anni, concentrando l’ultimo biennio
alla formazione e orientamento e ridurre i superiori a 3 anni con
indirizzi ben specifici concentrando ragazzi più motivati e
maggiormente sicuri di quello che vogliono fare da grandi.
Nazzareno Di Meo
Allungare le medie e accorciare le superiori / 2
5 anni elementari con lingua straniera, inglese, dalla prima, per le
materie ritornerei ai vecchi programmi dove si studiava un po’ di
tutto in modo generico ma costruttivo; 5 anni scuola media; 3 anni
di specialistica superiore con diploma definitivo. I programmi delle
medie vanno ampliati, perché devono comprendere il biennio delle
superiori, nella parte della cultura generale con particolare
riferimento alle lingue straniere, due obbligatorie di tre ore
settimanali ciascuna. Reintroduzione della geografia nelle medie
come materia importante, oggi non si può non sapere dove sono e come
si gestiscono le nazioni e di che vivono. Nei 5 anni di medie
reintrodurre il latino, che pur essendo una lingua morta arricchisce
il vocabolario personale e induce al ragionamento!!! Ampliamento dei
programmi di matematica e scienze che devono comprendere il biennio
delle superiori. Per le superiori le materie e i programmi saranno
quelli specifici per ogni indirizzo scelto.
Anna Sommariva
I futuri cittadini si formano a scuola
Da anni sostengo che il principale aspetto critico della società
italiana, oggi e in passato, è l’assenza di una coscienza civica
collettiva. Questa criticità è riconosciuta, e deplorata, dalla
maggior parte dei cittadini italiani. Tuttavia, di solito si
commette un errore banale ma sostanziale, cioè si imputa questa
manchevolezza a varie cause sia storiche, come l’unificazione
recente, sia sociali, come corruzione, nepotismo, individualismo,
mancanza di coesione, che avrebbero portato i cittadini a
disamorarsi delle proprie istituzioni e del proprio paese. In realtà
si confonde l’effetto con la causa. La crisi di oggi è il frutto di
un male antico: gli italiani non amano l’Italia. (...) Il mio punto
di osservazione è alquanto privilegiato poiché mi sono formata in
tre paesi diversi: Francia, Belgio e Inghilterra, ho insegnato sia
in licei italiani sia stranieri e, recentemente, anche
all’università di Hong Kong. Ritengo quindi di avere una visione più
ampia e oggettiva delle diverse realtà rispetto ai miei
connazionali. Ho potuto constatare che in tutti i paesi stranieri in
cui ho vissuto, studiato e insegnato il concetto «i futuri cittadini
si formano a scuola» è il principio cardine su cui sono imperniati
tutti i corsi, i programmi, i testi scolastici e la stessa
formazione dei docenti; la scuola è intesa anche come luogo in cui
infondere un sentimento di amore e di lealtà verso il proprio paese
e di sano orgoglio per le sue realizzazioni, con la consapevolezza
che il rispetto e la credibilità di cui gode una nazione si riflette
su ciascuno dei suoi cittadini. In Italia questo concetto esiste
solo a parole ma non è mai stato alla base di una ri-organizzazione
strutturale e organica del paese, che deve necessariamente passare
dalla scuola. (...) Per poter cambiare il paese occorre coltivare
nei giovani sentimenti di solidarietà e renderli consci delle
responsabilità morali, civiche e sociali che hanno nei confronti dei
propri concittadini, della propria nazione e dell’intera umanità;
devono comprendere che non possono essere solo le istituzioni a
«costruire» il paese ma che serve un processo che si muova in
entrambe le direzioni e che veda i cittadini impegnati attivamente
per migliorare la nazione. Soprattutto occorre ribaltare l’immagine
che del paese viene continuamente trasmessa all’opinione pubblica
italiana (e straniera). Dobbiamo valorizzare i nostri punti di forza
non solo affliggerci e compiangerci per le nostre debolezze. E’
necessario comunicare messaggi positivi in grado di creare fiducia,
le critiche dovrebbero essere costruttive, non distruttive. In poche
parole, gli italiani devono imparare ad amare il loro Paese.
Tuttavia l’amore e la lealtà verso il proprio paese e i propri
compatrioti non sono sentimenti che nascono spontaneamente, devono
essere insegnati e coltivati. (...) Si attribuisce a Massimo
D’Azeglio la frase: «Abbiamo fatto l’Italia, ora facciamo gli
italiani» ma in realtà lui disse: «Purtroppo si va ogni giorno più
verso il polo opposto: purtroppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno
gl’Italiani». Oggi, a 150 anni di distanza, questa constatazione è
vera più che mai. L’unità di una nazione non si crea definendone i
confini e uniformandone le istituzioni. L’unità di una nazione è
innanzitutto un sentimento, uno stato d’animo, un senso di
appartenenza e di identità. Recentemente è stato re-introdotto lo
studio dell’Inno di Mameli alle elementari e qualcuno ha proposto di
includere l’educazione civica come materia di studio, ma tutto
questo è inutile se, di pari passo, non si cerca di instillare un
senso di appartenenza per riacquistare una identità collettiva che,
oggi, gli italiani non possiedono. Dal dopoguerra in poi sono
prevalse due tendenze culturali contrapposte: l’internazionalismo
invocato dalla sinistra e un tipo di patriottismo, egemonizzato
dalla destra, che ha spesso avuto connotazioni xenofobe e
nazionaliste. Il linguaggio politico denazionalizzante si è imposto
al punto da rendere quasi amorale pronunciare la parola “patria”;
orgoglio nazionale, patriottismo, e fascismo sono stati catalogati
nello stesso capitolo, considerato storicamente chiuso. Occorre
riconciliare questi estremi opposti e proporre un ideale di
patriottismo migliorativo, solidale e aperto all’Europa e al mondo,
comparabile a quello delle altre grandi democrazie, come Francia,
Germania, Spagna, Regno Unito o Stati Uniti, caratterizzate da un
fortissimo senso di patria e da un progetto nazionale condiviso a
livello di massa. (...). Non possiamo continuare a mandare i nostri
ragazzi in giro per il mondo provando un senso di inferiorità perché
chi ha il compito di informare, educare e formare, li ha convinti
che l’Italia è il fanalino di coda dell’Europa. Questo blocca
qualsiasi spinta al cambiamento e deprime la speranza. Non è
presentando l’Italia nella maniera più deteriore che si stimolerà la
spinta al rinnovamento. (...) Solo in un clima di ritrovata fiducia
nel paese, nelle istituzioni e nei propri compatrioti l’Italia potrà
trovare la spinta necessaria ad attuare quel salto di qualità che
tutti auspichiamo e che è molto più vicino di quanto non si creda.
Patrizia Ciava