L’occupazione

Statali, riforma al via con tagli
agli stipendi e 5 anni di «scivolo»

E intanto arrivano 106 nuovi dirigenti. Il disegno di legge-delega,
o decreto, è atteso in Consiglio dei ministri questa settimana

di Antonella Baccaro, Il Corriere della Sera 28.4.2014

Staffetta generazionale - Nell’audizione tenuta in Parlamento qualche giorno fa, Madia ha annunciato «un processo di riduzione non traumatica dei dirigenti e, più in generale, dei dipendenti vicini alla pensione, per favorire l’ingresso di giovani». Un’operazione, che potrebbe essere attuata forse anche ripristinando il vecchio «esonero di servizio» (sospensione dal lavoro nei 5 anni precedenti il momento di andare in pensione con 40 anni di anzianità contributiva), che «non vuole mettere in discussione gli equilibri» della riforma Fornero, e che garantirebbe, grazie allo sblocco delle assunzioni, un rinnovamento ma anche un risparmio complessivo dato dalla differenza tra gli stipendi attualmente pagati e quelli dei neoassunti, al netto della spesa per le pensioni erogate in anticipo.
Concorsi e precari

Tutti coloro che hanno vinto un concorso pubblico, hanno diritto all’assunzione: una quota dei nuovi ingressi sarà loro riservata. Fermo restando i processi avviati con il decreto 101 del 2013, che ha razionalizzato la spesa della P.a., Madia ha garantito «un riconoscimento ai precari di un certo punteggio nei futuri concorsi, aperti a tutti, che verranno banditi in applicazione del progetto “staffetta generazionale”».

Mobilità interna - Una mappatura completa delle competenze presenti in tutti gli uffici, d’intesa con tutte le amministrazioni pubbliche, e una pianificazione dei fabbisogni di personale, presenti e futuri. Queste le premesse per determinare gli spostamenti di personale necessari, superando quella che Madia chiama «l’attuale ingessatura del sistema». La mobilità deve consentire spostamenti di personale, sia tra i diversi comparti della P.a. sia tra diversi livelli amministrativi. Sarà definito un allineamento delle diverse tabelle retributive e degli inquadramenti.

Dirigenti pubblici - La promessa è riformare il sistema di reclutamento, di carriera e misurazione dei risultati dei dirigenti, prima di tutto introducendo un «ruolo unico» della dirigenza pubblica, eventualmente articolato per territorio e per specifici profili professionali. L’obiettivo, secondo il ministro, è «mettere ordine nelle retribuzioni e consentire una reale mobilità tra le amministrazioni, con la rotazione degli incarichi».
Quanto alle procedure di accesso, viene confermato il sistema di reclutamento e formazione assicurato dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione, e si prevede l’estensione a tutta la dirigenza della regola dell’unificazione dei concorsi per le diverse amministrazioni, introdotta dal decreto del 2013.

Merito e retribuzioni - Il principio è che nessun dirigente deve rimanere nella stessa postazione oltre un determinato tempo. Gli incarichi saranno assegnati sulla base di interpelli accessibili all’intero ruolo unico e saranno temporanei. Per i dirigenti che, nel corso della carriera, dovessero ritrovarsi privi di incarico, c’è la possibilità di ricercare un impiego nel settore privato, pur mantenendo la possibilità di rientrare nel pubblico, tramite un successivo interpello. Viene mantenuta la facoltà ella P.a. di acquisire a termine professionalità esterne. Quanto alle retribuzioni, niente tagli lineari ma una ridefinizione della parte variabile che sarà legata alle performance del servizio di appartenenza e del Paese (prodotto interno lordo). In questo modo i premi non verranno distribuiti a pioggia.