Scuola, se la cultura donasse di Fogliazza, Il Fatto Quotidiano 2.4.2014 L’idea è semplice, se vuoi banale e forse in altre città già esiste, ma dove vivo, Parma, ancora no. Quindi vorrei vederla nascere e crescere: chi sa emozionare con la musica, la lettura, la recitazione, il ballo, il canto, insomma le suggestioni… dia un’ora all’anno del suo talento alle scuole, ai ragazzi, ai bambini, come impegno civico. Non gratis: come dono. Sono molte, moltissime le necessità di prevenzione: dal bullismo, all’uso di droghe, dall’alcol al sesso non protetto, dalla cultura in generale alla cultura a tema. Veicolare, attraverso l’emozione di chi dell’emozione ha fatto una professione, la cultura della consapevolezza. Immagino professionisti del teatro, della musica, del canto entrare nelle classi e stupire con un’emozione i ragazzi e subito dopo, in due parole, dire loro il perché di quell’improvvisata. Con l’emozione e lo stupore si può fare breccia nella coscienza dei ragazzi molto più di troppi pallosissimi incontri accademici (accademici o esperti di settore, approvati da beceri amministratori, che troppo spesso sono il ritratto del libro di Maurizio Parodi, Gli adulti sono bambini andati a male). Il mondo della cultura ha mille problemi, come tutti, ma ha grandi pregi e chiederle un’ora all’anno da dedicare solo alle scuole sarebbe un ulteriore segnale del ruolo fondamentale che essa ricopre nella vita di tutti, soprattutto educativo nei confronti dei nostri figli. Senza contare il valore aggiunto del luogo, la scuola, per cercare di ridare importanza a un contesto che è stato in questi anni sistematicamente violentato da figure istituzionali che ne hanno ulteriormente peggiorato la situazione. Il denaro non c’entra, stavolta c’entra l’impegno, c’entra la responsabilità di chi possiede il privilegio di una lingua franca: l’arte. E nessuno deve esimersi da tutto ciò, altrimenti a cosa serve? Vantarsene? Fregarsene? Snobbare? Sogno in piccolo: che si vada nelle scuole, uscendo dai salotti, entrando dove vivono quotidianamente le promesse del futuro di questo paese: i ragazzi, gli studenti. E, magari, facendo di noi adulti migliori. |