Lo stupore di renzi

Pasquale Almirante, La Sicilia 31.8.2014

L'attesa è disattesa e lo stupore che il premier Matteo Renzi doveva rappresentare ai docenti con la sua "riforma della scuola" è rimasto stupito, ma anche costernato subito dopo il rinvio delle linee guida da approvare nel Consiglio dei ministri del 29 scorso. Troppi argomenti da affrontare, è stato detto, e troppo complicati, cosicché, solo qualche minuto dopo il colloquio col presidente della Repubblica nel pomeriggio del 28, l'annuncio del rinvio del pacchetto scuola a metà di settembre, che però non è un secolo, considerato pure che dalle anticipazioni della ministra Giannini al meeting di Rimini e dei collaboratori di Renzi si era capito che lo "stupore" promesso si sarebbe materializzato nel prossimo anno scolastico e non subito.

Un rallentamento, dunque, e non una fermata obbligatoria. Delusa l'aspettativa, sono in tanti a confabulare trame e tradimenti, anche perché si tratta di stabilizzare circa 100mila posti, facendo dimagrire le graduatorie ad esaurimento da un lato e dando dall'altro speranza ai neo laureati per i quali è previsto un concorso a cattedra fra breve.

Ma nel paniere anche una nuova frontiera per le scuole private, nella forma del voucher, lo stato giuridico dei prof e forse pure l'abbassamento di un anno delle superiori, tutte proposte riassumibili in tre punti: valorizzazione degli insegnanti, autonomia degli istituti e competenze degli studenti, mentre viene pure sussurrato di concedere ai presidi un minimo margine di flessibilità nella scelta degli insegnanti nelle loro scuole. Più che di una riforma vera e propria, si tratta di aggiustare un sistema che ormai fa acqua da tutte le parti.

È quindi del tutto comprensibile la delusione del personale della scuola che, invece di annunci, vuole concretezza, mentre i coordinamenti dei precari intravvedono il trabocchetto. Da un lato, per tranquillizzare l'Europa, il governo abbassa il percorso scolastico di un anno, risparmiando così i soldi per 40mila docenti, ma dall'altro promette di assumerne 100mila in tre anni. Le tre carte insomma: dimostra di creare occupazione e di saper tagliare nelle spese dello Stato, ma nello stesso tempo evita le infrazioni e le condanne contestate dalla giustizia europea per l'eccessivo numero di precari: forse lo "stupore" promesso da Renzi era proprio questo.