Giudizio sospeso ma non per molto Lucio Ficara, La Tecnica della Scuola 21.8.2014
Gli insegnanti
sospendono il giudizio sul Governo Renzi. Chi è che crede a Matteo
Renzi quando afferma: “Con la legge di stabilità mettiamo un
miliardo di euro sulla scuola, intervento che avrà grande valore
politico e simbolico” In quel discorso disse anche che: “Ci sono fior di studi di economisti che dimostrano come un territorio che investe in capitale umano, in educazione, in istruzione pubblica è un territorio più forte rispetto agli altri”. Dobbiamo dare atto al Presidente del Consiglio che ha sempre coerentemente promesso investimenti importanti per la scuola e per la valorizzazione dei docenti. Per adesso le parole sono rimaste tali, tra un tweet ed un altro nulla è stato fatto di concreto sulla scuola. In buona sostanza il Governo Renzi deve essere ancora giudicato dagli insegnanti che per adesso, cautamente e pazientemente, hanno sospeso il giudizio in attesa di esaminare a fondo i fatti del prossimo Consiglio dei ministri. Sarà in quella occasione che sarà dato un giudizio definitivo. Sarà un giudizio positivo o negativo? Questo non è dato saperlo, certamente gli insegnanti saranno intransigenti e non faranno sconti a Renzi e al ministro Giannini. Certo è che le indiscrezioni sui provvedimenti che verranno presi sulla scuola e sui docenti non sono certamente incoraggianti. Si parla dell’ennesimo blocco biennale degli scatti di anzianità, che sta diventando come la tela di Penelope che viene disfatta la notte per essere rifatta di giorno. Certamente il blocco biennale del contratto non sarà ben digerito dagli insegnanti, che tra l’altro hanno avuto una decurtazione del fondo d’Istituto del 50%, proprio per sanare i blocchi degli scatti di anzianità attuati dai governi precedenti. Si parla anche della riduzione di un anno della scuola secondaria di secondo grado che produrrà a regime il taglio di almeno 45 mila cattedre. Anche questo provvedimento non sarebbe gradito agli insegnanti che si troveranno anche a dovere garantire gli stessi programmi in 4 anni anziché in 5. Tra i provvedimenti di cui si parla e che gli insegnanti non vedono di buon occhio, c’è l’attuazione di un’effettiva autonomia scolastica. Quindi tradotto in termini semplici questo significherebbe maggiori poteri decisionali ai dirigenti scolastici e minori spazi di contrattazione. Secondo le linee guida sulla riforma della scuola, la valorizzazione della professione docente e quindi di alcuni insegnanti dipenderà prevalentemente dai maggiori poteri assegnati ai dirigenti scolastici. Cosa significa questo? Che sarà il Ds a decidere chi merita tra gli insegnanti riconoscimenti giuridici ed economici. Questo è un altro punto controverso che non piace agli insegnanti. Staremo a vedere l’evoluzione di questa riforma quale sarà, ma resta il fatto che da un giudizio sospeso si passerà alla valutazione definitiva di questo Governo e se questa non sarà positiva assisteremo a manifestazioni di piazza e a scioperi unitari. |