Al
momento non c’è la soluzione per i cosiddetti «quota 96»
che non riescono ad andare in pensione
Da assumere ma senza cattedra
fissa Il piano del governo per i precari
Sono 120 mila i professori a termine,
difficile stabilizzare tutti subito
Il Corriere della Sera scuola
27.8.2014
ROMA - Sono 120 mila, più ventimila tra bidelli e segretarie:
costano quasi un miliardo all’anno e lavorano per coprire i buchi
nell’organico della scuola. Sono i supplenti che venerdì Matteo
Renzi e Stefania Giannini vorrebbero trasformare in nuovi assunti.
Non tutti certo, per questione di costi e di risorse e anche perché
non tutte le supplenze sono uguali: ci sono emergenze, brevi assenze
e poi supplenze annuali che si ripetono negli anni, a volte anche
per decenni perché la cattedra non è «disponibile» ma di fatto i
supplenti si alternano in un posto che potrebbe essere fisso.
Quello che vorrebbero provare a fare al Miur è trasformare
una parte di questi docenti in organico di funzione, cioè assunti ma
senza cattedra a disposizione dei presidi magari di più scuole
vicine sul territorio. Finché la cattedra resta disponibile dunque
non cambierà il supplente di anno in anno e gli studenti potranno
avere lo stesso prof, poi si potrà accedere ad altri posti.
In sintesi è questo quello che dovrebbe succedere con
l’abolizione dei supplenti annunciata lunedì dal ministro Giannini e
rilanciata ieri anche dal premier nell’incontro con i parlamentari
Pd. Come però questo succederà ancora non è chiaro: quanti supplenti
e in quanti anni questi precari verranno assunti, in che modo
verranno assunti, se ci saranno graduatorie a parte che i presidi
aggiornano ogni tre o quattro anni. Se ne dovrà discutere anche con
i sindacati, in linea di principio non ostili, visto che il rinnovo
del contratto è in vista per il 2015. E bisognerà dare una risposta
veloce perché proprio sui precari (troppi e per troppo tempi) pende
sul governo italiano il giudizio della Corte europea di Giustizia
che nei prossimi mesi dovrà esprimersi sul ricorso del tribunale di
Napoli. La condanna costerebbe molto cara alle casse dello Stato.
Per la stabilizzazione di certo per quest’anno scolastico non
c’è più niente da fare: i supplenti resteranno tali. Se ne parlerà
il prossimo anno se il ministro Giannini riuscirà a superare le
difficoltà che sull’abolizione dei supplenti aveva incontrato il
ministro Francesco Profumo nel 2012, quando propose una soluzione
come questa.
Venerdì, nel presentare le linee guida, Renzi cercherà di
parlare più di studenti che di professori, insisterà sulla necessità
di nuove competenze per i ragazzi del futuro: più inglese, più
geografia (già reintrodotta lo scorso anno dal ministro Carrozza per
gli istituti tecnici), più storia dell’arte e musica. Il come è
ancora tutto da scrivere, se ne parlerà nella consultazione «porta a
porta» che si aprirà (online, in verità) nelle prossime settimane:
«Le scuole che hanno fatto esperienze positive ce le mandino,
potremmo trovare anche soluzioni già collaudate», ha chiesto nei
giorni scorsi il ministro Giannini. Poi si comincerà a scrivere
qualche provvedimento.
Al momento, ma il preconsiglio è fissato per giovedì sera,
non è prevista la soluzione del nodo dei quota 96, che se così sarà
il 1° settembre continueranno a stare in cattedra. Il premier aveva
promesso una soluzione subito dopo il pasticcio parlamentare di fine
luglio, ma poi aveva frenato. Il comitato dei quota 96 ha
organizzato proprio per venerdì mattina una manifestazione a Piazza
Santi Apostoli.
Infine nei prossimi mesi resterà da dare sostanza alla promessa di
valorizzazione degli insegnanti meritevoli. Il riconoscimento del
merito in cattedra era stata una delle battaglie non concluse del
ministro Mariastella Gelmini, che aveva sperimentato la valutazione
tra insegnanti nella stessa scuola.
Da settembre comunque, a compimento della riforma Gelmini, le
scuole sono obbligate a pubblicare annualmente la loro scheda di
autovalutazione, primo passo oltre all’Invalsi per dare un voto agli
istituti e alla loro didattica. Diverse le soluzioni da adottare:
potrebbero essere i presidi a disporre di risorse per gli
insegnanti, ma questo resta uno dei capitoli più delicati, non solo
per reperire le risorse per premiare i più bravi: la valutazione dei
singoli insegnanti del resto esiste in pochissimi sistemi
scolastici.