Scuola, linee guida pronte.
Ma i nodi li deve sciogliere Renzi

Governo al lavoro sul nodo delle coperture per gli insegnanti inseriti nelle graduatorie. Giannini pensa a cambiare anche gli esami di terza media e di maturità .

 Paola Fabi, Europa 28.8.2014

Ci sono ancora molti interrogativi, e infatti l’unica certezza che trapela è che il dossier scuola è tutto nelle mani di Matteo Renzi: domani ne discuterà il consiglio dei ministri per poi aprire la consultazione con gli insegnanti, le famiglie e gli studenti. Si tratta di linee guida, alle quali poi seguiranno dei veri e propri provvedimenti legislativi, che apriranno le porte alla scuola del futuro.

E mentre impazza con il toto notizie è lo stesso premier a frenare le illazioni con un tweet di risposta a Wired che questa mattina ha lanciato una analisi su come sarà la riforma: «Prima aspettate che la presentiamo. Ancora non abbiamo presentato nulla».

Insegnanti, precariato, supplenze, competenze da rafforzare e da rinnovare, didattica, autonomia scolastica vera, valutazione: questi i punti sui quali il presidente del consiglio punta per rinnovare il delicato e complicato mondo dell’istruzione italiana e sul quale ha puntato fin dall’inizio del suo incarico a Palazzo Chigi: «L’italia riparte solo se riparte il mondo dell’istruzione» ha sempre detto.

E gli insegnanti, sfiancati da anni di tagli e senza nessuna prospettiva di carriera, e le competenze degli studenti sono stati sempre il punto centrale. Su quest’ultimo punto la ministra Giannini ha già dato indicazioni chiare: potenziamento delle lingue (compreso l’italiano) più tecnologia nelle scuole, potenziamento delle materie mortificate dalla riforma Gelmini in alcuni indirizzi di studio (come storia dell’arte, musica, geografia), laboratori, rapporto più stretto tra scuola e lavoro.

Anche gli insegnanti saranno chiamati a dare il loro contributo con la formazione e l’aggiornamento continui.

Nodo da sciogliere rimane quello dell’assunzione dei precari che da anni aspettano la cattedra fissa, magari per riassegnare le compresenze alle scuole primarie tagliate negli anni scorsi. Centomila (forse più) subito, è l’obiettivo, ma sul come è da vedere. Costi che, comunque, supereranno e non di poco il miliardo e mezzo annunciato ieri dai giornali. E malgrado la coperta sia corta c’è anche la necessità di evitare il richiamo della Commissione europea sui contratti a termine e la relativa procedura d’infrazione.

Attualmente nelle graduatorie ad esaurimento (Gae) ci sono 155mila precari iscritti (la maggioranza delle assunzioni potrebbe arrivare proprio da qui), 9000 sono i vincitori del concorso del 2012, 470mila sono sono quelli delle graduatorie d’istituto.

Eliminare le supplenze non sarà facile e le ipotesi in campo non mancano: un’assunzione parziale per gli insegnanti che già svolgono le supplenze annuali; organici funzionali e reti di scuole che però non potranno mai assorbire tutti i precari. Misure che avranno costi importanti: solo quella della stabilizzazione si aggira intorno ai 550milioni. E i circa 600 milioni che vengono spesi per gli stipendi dei supplenti potrebbero essere reinvestiti negli organici funzionali (ipotesi che non è stata mai gradita dal ministero dell’economia).

Intanto, il ministro dell’istruzione ha iniziato a lavorare al cambiamento degli esami di terza media e maturità. L’idea sarebbe quella di “alleggerire” quello della secondaria inferiore troppo vasto per dei quattordicenni, e rivedere anche quello di maturità alla luce della riduzione degli indirizzi scolastici, in una logica anche di spending review (l’esame così come è ora costa 80 milioni l’anno).