Pensioni e Quota 96: quando i conti non tornano
Problemi di conteggio circa la platea dei
destinatari avrebbe provocato di Stefano Calicchio, The Blasting News 24.8.2014
Ha quasi del paradossale la serie interminabile di
errori, sviste e abbagli che ormai da tre anni
caratterizza l'emblematica situazione dei Quota 96.
Il primo errore di conteggio ha avuto inizio
nell'ormai lontano 2011, quando nella fretta di
mettere i conti pubblici in sicurezza l'allora
Governo Monti non ha tenuto in considerazione che il
settore dell'istruzione pubblica non segue l'anno
solare ma quello scolastico. Un primo abbaglio di
non poco conto, visto che in questo modo la Riforma
Fornero ha condannato migliaia di insegnanti e
lavoratori ATA ad una ferma lavorativa che può
arrivare perfino a 7 anni oltre quanto sarebbe
dovuto. I nati 1951/52 con in requisiti necessari
(annualità 35 di contributi e 61 anagrafici, oppure
rispettivamente 36 e 60) avrebbero infatti dovuto
maturato l'agognato traguardo pensionistico proprio
nel 2011.
Quanto appena sottolineato è ormai ben risaputo da
chi si occupa della questione, ma è bene ribadirlo,
perché sull'accezione i Quota 96 non ammettono
fraintendimenti: mentre spesso il Governo Renzi
parla di provvedimenti di pre-pensionamento e di
flessibilizzazione dell'uscita, non si tiene conto
che le condizioni create dall'errato conteggio sulla
data di pensionamento nella scuola ha portato al
mancato rispetto dei diritti già acquisiti. Stiamo
parlando pertanto di un post-pensionamento, l'esatto
opposto del pre-pensionamento di cui sopra, che
dovrebbe finalmente fornire una soluzione agli
esodati della scuola, seppure con la possibilità di
alcune penalizzazioni. Ma se già questo potrebbe sembrare già abbastanza, bisogna ricordare l'ultimo atto della vicenda che stiamo raccontando. Il riferimento è ovviamente al provvedimento sanatorio inserito recentemente nel decreto di Riforma della Pubblica Amministrazione, cancellato poco prima dell'approvazione. Motivo del dietrofront parlamentare? Ancora una volta dubbi sui conteggi! La platea dei destinatari sarebbe infatti molto più profonda di quanto non stimato inizialmente dal Governo, rispetto a quanto invece verificato dall'Inps. Per il primo si tratterebbe di circa 4000 lavoratori, mentre l'istituto di previdenza ne conteggia fino a 9000. Fatto sta che mentre si continua a litigare sui conti, migliaia di persone devono restare forzosamente sul luogo del lavoro avendo già maturato il diritto al proprio pensionamento.
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