Pensioni con opzione contributivo donne, Madia,
Pensioni con opzione contributivo donne, Madia
e il governo Renzi di Massimo Calamuneri, The Blasting News 11.8.2014
Il Senato ha dato il proprio placet alla riforma
della PA, un provvedimento che agli albori - almeno
stando a quanto dichiarato dal ministro Madia e da
numerosi esponenti del governo Renzi - avrebbe
dovuto riscrivere buona parte della previdenza
italiana prevedendo tutta una serie di novità. A
cominciare da una corposa manovra attinente il
prepensionamento statali sino ad una profonda azione
da doversi esercitare sulle pensioni con opzione
contributivo donne. Cosa di quanto promesso è stato
fatto? Nulla o quasi, nel senso che le pensioni con
opzione contributivo donne non sono state toccate e
che continuare a sperare in questo strumento appare
come una sorta di utopia. Insomma sin qui la riforma
della PA non è intervenuta, ma tiene ancora banco
un’ultima speranza: giorno 3 settembre riprenderà
infatti al Senato la discussione sul ddl delega di
riforma della PA, l’occasione giusta per poter
prevedere qualche ritocco e magari mantenere
qualcuna delle promesse fatte in passato. Ad
aggravare il quadro il fatto che il ministro Madia
abbia candidamente ‘scagionato’ la Ragioneria di
Stato (RdS) sollevandola da ogni responsabilità: se
le pensioni con opzione contributivo donne e altri
provvedimenti non sono stati portati avanti o sono
stati stralciati la responsabilità è solo del
governo Renzi (oltre al caso dell’opzione
contributivo pensiamo alla vertenza di
Quota 96). Se qualcosa non è stato fatto dunque, se certi provvedimenti sono stati dati per certi e poi ritirati, ‘la responsabilità è solo del governo Renzi, la Ragioneria di Stato non centra nulla’. Ad essersi espresso in questi termini il ministro Madia, letteralmente seppellito nel corso degli ultimi giorni da una marea di critiche e ondate di disapprovazione per aver ritirato alcuni provvedimenti precedentemente inseriti nella riforma della PA. Le pensioni con opzione contributivo donne rientravano tra questi? La risposta è no; l’intervento attinente l’istituto era stato annunciato dal ministro Madia all’inizio dell’iter di riforma, quando fu assicurato che si sarebbe dato corso ad una ‘proroga’ dei termini di fruizione. L’opzione contributivo donne costituisce un regime facoltativo che consente alle sole lavoratrici di abbandonare l’impiego raggiunti i 57 o 58 anni d’età più 35 di contributi, il tutto a fronte di assegni decurtati di una media che oscilla dal 15 al 30% rispetto a quelli cui si avrebbe diritto col retributivo. Certo non una bella prospettiva, ma in molti vedevano di buon occhio la possibilità di fruire dell’istituto, una possibilità che le parole del ministro della PA del governo Renzi Marianna Madia avevano alimentato senza però alcun fondamento. A causa del mancato intervento dello stesso governo Renzi infatti, non sarà più possibile accedere alle pensioni con opzione contributivo donne dato che lo stesso istituto scadrà alla fine del 2014. Accedervi dal prossimo anno non sarà dunque consentito. Che il ministro Madia non abbia voluto ‘sfidare’ anche su questo campo la Ragioneria? Difficile a dirsi, di certo c’è che l’ennesima promessa è stata disattesa. Ora che il grande inganno è servito sembra difficile che possa arrivare un intervento lampo entro un paio di mesi dato che l’occasione costituita dalla riforma della PA è ormai sfumata: Voi che idea vi siete fatti? Per quale motivo secondo il vostro punto di vista la manovra attinente le pensioni con opzione contributivo donne è stata cestinata? Dateci un parere commentando il pezzo qui sotto!
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