Quota 96 pensioni scuola: Dottor Tecnologia, 25.9.2013 La scure del problema delle pensioni, mai effettivamente affrontato incombe come non mai sulla testa dell’attuale governo che ha ereditato dal precedente esecutivo tecnico di Mario Monti una serie di disagi e malcontenti primi fra tutti la categoria degli esodati e i Quota 96 del settore scuola; questi ultimi infatti a seguito dei nuovi parametri stabiliti dalla riforma Fornero, hanno dovuto riprendere la propria attività lavorativa taluni anche per ulteriori 6 anni pur avendo raggiunto la soglia dei 60 anni. Si potrebbe pensare che essere costretti a tornare al lavoro è sempre meglio che essere allontanati da esso con il miraggio sempre più lontano della pensione, ma non dimentichiamo che i dipendenti di questo particolare settore scolastico hanno visto calpestati i loro diritti acquisiti, da una inaccettabile leggerezza da parte dell’allora ministro Elsa Fornero che avrebbe fissato al 31 dicembre 2011 il termine massimo per andare in pensione con i requisiti della precedente normativa. A questo punto nasce il grosso problema per tutti gli insegnanti che maturano i diritti per accedere alla pensione in base all’anno scolastico ovvero al 31 agosto di ogni biennio. Ed ecco i quota 96 ovvero tutti i lavoratori della scuola classe 1952 che avrebbero raggiunto i requisiti pensionistici solo al 31 agosto 2012 troppo tardi rispetto alla data decretata in tutta fretta da una riforma sicuramente poco ragionata e per nulla attenta e sensibile ai diversi aspetti che ogni categoria lavorativa prevede. E nonostante le tante promesse che in campagna elettorale, si sa si sprecano, anche il Pd ha deluso le aspettative di quanti speravano in una pronta risoluzione di questo spinoso problema che compenserebbe la categoria del danno subito e riuscirebbe al tempo stesso a liberare tanti posti di lavoro per i docenti ed il personale Ata che invano attende di inserirsi. Il problema manco a dirlo è sempre lo stesso, una cronica mancanza di fondi più che una scarsa capacità decisionale; a peggiorare il quadro finanziario già traballante si aggiunge il mancato introito derivante dall’Imu e il probabile stop all’aumento dell’Iva, senza considerare che al momento c’è una grande confusione sul numero dei lavoratori coinvolti. E’ impossibile preventivare una spesa da sopportare se lo stesso Ministero dell’Istruzione che inizialmente parlava di 3.500 lavoratori interessati ha poi rettificato la cifra a 6.000 contraddicendo di fatto la stima dell’Inps che aveva conteggiato 9.000 unità. Quest’ultima ipotesi prevederebbe un esborso di circa 200 milioni di euro. |