Scuola, svolta sugli scatti.
Dall'anzianità al merito
Le novità nel documento di economia e finanza. E
arrivano le proteste
di Alessia Camplone,
Il Messaggero
29.9.2013
LA PROPOSTA
ROMA Il merito allo sprint. Ci sta pensando il governo per gli
stipendi degli insegnanti. Dopo anni di scatti d’anzianità
congelati, con gli stipendi dei docenti italiani sempre più
sacrificati nel tempo, l’idea è quella di sostituire gli aumenti
legati agli anni di servizio con aumenti legati alla qualità del
lavoro. Nella nota di aggiornamento al Def, il documento di economia
e finanza, punto programmatico con il quale si cerca di armonizzare
la politica nazionale con l’Unione europea, il governo ha indicato
la necessità di un nuovo sistema di aumento retributivo per i
docenti. E, in effetti, in Europa il merito incide negli stipendi
degli insegnanti, ma il metodo più diffuso è un sistema-misto, dove
l’anzianità conserva comunque un riconoscimento.
Ora le intenzioni del governo vanno nella direzione di un
cambiamento netto con “un sistema di valutazione delle prestazioni
professionali – si legge nella nota del Def – collegato a una
progressione di carriera svincolata dalla mera anzianità di
servizio”. L’obiettivo è quello di assicurare “una maggiore qualità
alle istituzioni scolastiche”. Un progetto che potrebbe andare
avanti comunque, anche se il governo Letta dovesse decadere.
Dopo il decreto del Consiglio dei ministri del 9 settembre scorso,
dove gli stipendi dei dirigenti scolastici sono stati ancorati ai
risultati ottenuti, ora si sta guardando a una riforma radicale.
Proprio mentre all’orizzonte si profila la nuova direttiva per il
rinnovo contrattuale per gli oltre 700mila insegnanti di ruolo. Del
resto lo stesso decreto prevede corsi di formazione obbligatori per
i docenti i cui alunni riportano nelle prove Invalsi risultati
inferiori alla media nazionale.
LE PROTESTE
Ma una riforma che sostituisca agli scatti d’anzianità il merito
comporta almeno due grossi problemi. Il primo è quali saranno i
criteri del merito. Nel Def non è indicato nulla. Il secondo, ed è
il grande timore dei sindacati, è che questa riforma possa essere il
cavallo di Troia per tagliare risorse destinate alla busta-paga
degli insegnanti. «La libertà di insegnamento non è contrattabile -
commenta Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil -. Il
confronto sulla valorizzazione professionale si deve fare
nell’ambito dei rinnovi contrattuali con risorse aggiuntive rispetto
agli aumenti salariali».
Francesco Scrima, segretario nazionale della Cisl scuola, chiede
prima di ogni cosa il rinnovo del contratto di lavoro: «Non un
negoziato sulla sola parte normativa – precisa -, ma sull’intero
corpo contrattuale. Parte economica compresa».
Rino Di Meglio, coordinatore
nazionale della Gilda, taglia
corto: «Se il governo vuole premiare il
merito metta a disposizione risorse nuove nel bilancio dello Stato».
Risorse da aggiungere ai già magri stipendi. Perché nelle
classifiche internazionali i professori italiani sono considerati
tra i più poveri.
COMMISSIONE EUROPEA
Il rapporto Eurydice, organismo delle Commissione europea, appena
pubblicato, colloca gli stipendi italiani nella fascia bassa dei 32
Paesi esaminati. In Europa lo stipendio lordo massimo per gli
insegnanti con più anzianità è generalmente il doppio rispetto allo
stipendio minimo dei nuovi assunti. Ma non è così per i docenti
italiani che devono arrivare a 34 anni di servizio per raggiungere
il massimo stipendio.
IL CONFRONTO
E l’aumento oltre a essere lentissimo nel corso della carriera, è
anche molto ridotto rispetto a quello degli altri Paesi. Secondo
Education at Glance 2013, il rapporto sull’istruzione dell’Ocse, un
insegnante a inizio carriera in Italia guadagna 29.418 dollari annui
lordi, in media, contro i 31.348 dei 34 Paesi membri
dell’organizzazione.
Con 15 anni di anzianità lo stipendio dei professori italiani sale a
36.928, contro i 41.665 di media Ocse.