I capponi di Enrico minacciano
di fare male alla scuola

di Lucio Ficara , La Tecnica della Scuola 20.9.2013

Sul decreto 104 è ormai guerra aperta. Renato Brunetta protesta perchè il DL 104 determina di fatto una ulteriore tassazione e Mariastella Gelmini considera troppo dispendioso il piano di assunzioni del precariato.

Ricordate il brano dei “I promessi sposi”, e precisamente quello in cui Renzo va a parlare dei propri guai all'avvocato Azzeccagarbugli, portandogli in dono quattro capponi vivi, che, infastiditi e irritati, dal movimento scoordinato del braccio di Renzo e dalla posizione con cui li sta tenendo sospesi nell’aria a testa all’ ingiù, cominciano a prendersi a beccate tra loro?

Come si può non ricordare una così magistrale descrizione fatta dal Manzoni?

Parafrasando questa immagine storica, che ci riconduce a quando eravamo sui banchi di scuola, sembra di rivederla apparire figuratamente nelle mani del nostro premier Enrico Letta, mentre esterna i suoi guai al Presidente della Repubblica Napolitano, mentre alle sue spalle i capponi del popolo della libertà, o forse dovremmo dire della nuova Forza Italia e del Partito democratico se le danno di santa ragione.

Tra i capponi più combattivi e minacciosi c’è senza ombra di dubbio il capogruppo alla Camera del Popolo delle Libertà Renato Brunetta, che anche questa mattina, dalle frequenze di Radio anch’io, ha ribadito che se l’Italia è in crisi, la responsabilità è anche della scuola, dell’informazione e dei sindacati.

Il battibecco tipico dei capponi manzoniani, si materializza alle spalle di Letta, tra Brunetta e il responsabile economico del partito democratico Fassina.

Per Brunetta infatti l’Imu sulle prime case e sui terreni e fabbricati agricoli non si deve più pagare e l’Iva non deve assolutamente aumentare. Il capogruppo del PDL alla Camera invita Fassina a mettere da parte la vocazione tassatrice, sua e del suo partito, che ha già prodotto, a suo modo di vedere, con i provvedimenti sulla scuola, insopportabili e inaccettabili aumenti di imposte.

Gli italiani non ce la fanno più. La minaccia è chiara ed evidente a tutti: non si può pensare di non toccare, nel patto di stabilità 2013, la scuola e lasciare che passi l’aumento dell’Iva.

Queste dichiarazioni, ripetute più volte da vari esponenti del Popolo della Libertà, fanno vacillare l’impegno preso dal governo Letta, sull’evitare di continuare a tagliare i fondi destinati alla scuola.

Anche l’on. Gelmini fa dichiarazioni forti sul precariato , ritenendo scandaloso il decreto D’Alia sulla stabilizzazione dei precari. Dalle parti del centro destra si ritiene esagerato e dispendioso l’impegno del piano di assunzioni dei docenti e personale ata per il prossimo triennio, soprattutto se questo dovesse comportare l’impossibilità di evitare l’aumento dell’Iva . Sembrerebbe che la decadenza da senatore di Berlusconi, stia innescando una strategia di logoramento del governo Letta, che a suo dire non vuole fare la fine di Jo Condor del mitico Carosello, minacciando strategicamente di colpire il settore della scuola, tanto caro al Partito Democratico.

Tra capponi irritati e infastiditi e Jo Condor mancati, siamo curiosi di capire quanto durerà questa commedia napoletana che vede protagonisti i paladini di una presunta equità fiscale e coloro che vorrebbero salvare la scuola dal pagare un ulteriore prezzo, anche in questa nuova legge di stabilità.