«Fuori dalla scuola l'ora del nulla» di Paolo Ferrario, Avvenire 20.9.2013 Cancellare dagli orari scolastici l’“ora del nulla”, che in troppe scuole sta sostituendo le attività opzionali per gli studenti (il 10% circa del totale) che non si avvalgono dell’Insegnamento della religione cattolica. All’inizio del nuovo anno, è questa la forte richiesta al ministero dell’Istruzione, rilanciata da Nicola Incampo, responsabile della sezione Irc del sito culturacattolica.it. «In troppe scuole – denuncia Incampo – l’ora di religione viene collocata all’inizio o alla fine della giornata, lasciando agli studenti che non la frequentano la possibilità di entrare un’ora più tardi o uscire un’ora prima. In pratica, la scuola stessa sancisce l’esistenza di questa “ora del nulla”. Non è un comportamento accettabile da parte di una grande agenzia educativa. Chiediamo con forza al ministro Carrozza di intervenire, mettendo le scuole nella condizione di bene operare per evitare questo spreco di risorse».
La denuncia di Incampo è supportata dalle «tante segnalazioni» giunte
in questi giorni da tutta Italia al sito culturacattolica.it. «Ci
stanno segnalando un comportamento di certi dirigenti che, se
confermato, sarebbe senz’altro da sanzionare, perché fuorilegge –
denuncia Incampo –. In pratica, in numerose scuole i presidi stanno
convocando i ragazzi chiedendo loro di confermare o meno la scelta
di avvalersi dell’insegnamento di religione. Nelle scuole dove l’ora
di religione è collocata all’inizio o alla fine della giornata,
molti ragazzi cambiano opzione per starsene a casa. In questo modo
si alimenta la diffusione dell’“ora del nulla” che tanto male fa ai
nostri studenti. È un comportamento inaccettabile, perché la scelta
di frequentare l’ora di religione va fatta al momento
dell’iscrizione e non può essere modificata ad anno in corso». La legge 186 del 2003 sullo stato giuridico degli insegnanti di religione, prevede due organici: il 70% delle cattedre di ruolo e il 30% di nomina annuale sempre d’intesa con l’Ordinario diocesano competente per territorio. In tante regioni, soprattutto del Nord, la quota del 70% non viene raggiunta e molte cattedre risultano non assegnate a docenti di ruolo. «In Lombardia e in Friuli – ricorda Incampo – l’organico di ruolo raggiunge al massimo il 40%, in Veneto il 35%, in Emilia Romagna e Toscana il 50%. In queste regioni servono subito concorsi ordinari per coprire i posti vacanti». Selezionare docenti con un «concorso pubblico» è anche, aggiunge Incampo, garanzia di «qualità per gli studenti e le famiglie». «Accuratamente preparati dalle diocesi – sottolinea – questi insegnanti dovranno essere all’altezza delle nuove sfide che attendono la scuola». Sulla necessità di indire concorsi su base regionale, concorda don Michele Di Tolve, responsabile dell’Insegnamento della religione cattolica e della Pastorale scolastica della diocesi di Milano. «La Lombardia – ricorda – è tra le regioni italiane con il numero più basso di docenti di ruolo. Chiediamo al ministero di porre mano, al più presto, a questo problema». |