Liceo classico, meno iscrizioni

Gli studi classici sono in calo

di Maurizio Tiriticco, ScuolaOggi  9.9.2013

I dati sono certi: calano le iscrizioni al liceo classico! Calano le iscrizioni alle facoltà umanistiche! Che cosa sta succedendo? Improvvisamente i nostri ragazzi vogliono diventare tutti dei tecnici? E allora, una volta per tutte, facciamoci coraggio! Diciamo addio al Paese dei filosofi, dei letterati… e mettiamoci pure tutta la ricca genìa di poeti, artisti, eroi, santi, pensatori… e così via: come leggiamo sul Palazzo della Civiltà italiana, quel Colosseo quadrato che sarebbe stato l’orgoglio dell’E42, quella esposizione universale romana voluta dal Duce e dal Duce stesso… suo malgrado, rapidamente liquidata!

Non è casuale questo mio riandare molto indietro, perché quello di un malinteso senso di ciò che sono veramente gli studi classici è un male atavico nostro, tutto italico. Da sempre abbiamo scambiato gli studi classici con una sorta di autoesaltazione per un nostro lontano passato, un'età dell’oro che è solo nostra, che ci viene da una Roma che, anche se catturata dalla Grecia, costituisce il fulcro della civiltà, di qualsiasi civiltà. E senza alcuna mediazione! Insomma, lo studio dei classici è stato scambiato come un'identificazione nel loro mondo! E un inno perenne al nostro genio latino/italico. Aristide Ettore Lesen scriveva nel 1931 Plettro Italico: andatelo a leggere! Siamo in pieno fascismo, in pieno dannunzianesimo (quello deteriore! Esiste un D’Annunzio migliore, lo so!), Alla ricerca di una Romanità perduta, di un Impero perduto! E finalmente il 9 maggio del 1936 il nostro Re sarà anche Imperatore d’Etiopia! Per pochi anni soltanto!

Così per decenni abbiamo scambiato gli studi classici, che richiedono amore, intelligenza, ma anche umiltà e pazienza, filologica soprattutto, come l’unico e necessario viatico per considerarci “in”! Chi non passa per il liceo, quello classico ovviamente, è “out”! E poi tutto il bla bla stranoto! Gli studi classici formano il pensiero! Educano al rigore logico! Danno gli strumenti per pensare, capire, gustare ciò che è veramente Bello e Giusto… e Vero, anche! I migliori ingegneri vengono dagli studi classici. E un otorinolaringoiatra è bene che sappia perché si chiama così! Quanti i luoghi comuni che abbiamo costruito per decenni attorno a questa bella favola del primato degli studi classici! E il tutto sempre all’insegna che vi sarebbero due culture, una per gli “eletti” e l’altra, quella scientifica e tecnologica – da cui il liceo scientifico e gli istituti tecnici (pensare a licei tecnici farebbe solo accapponare la pelle!) – per gli altri, per i non dotati, per gli sfigati, al limite! E non fu un caso che lo stesso Gentile, quando doveva avviare un nuovo indirizzo di studi secondari, si limitava a togliere qualcosa al liceo classico, e sempre più giù fino agli istituti magistrali!

Quando, invece, due culture non esistono! E gli stessi autori classici non sapevano neanche di essere tali! Solo dopo, con lo scorrere dei secoli, sono stati… classificati così! Nel nostro Paese non abbiamo mai coltivato né incentivato questo tipo di studi come uno dei tanti percorsi di educazione, formazione, istruzione, ricerca, ma come il Percorso Migliore! Come se poi la ricerca sul mondo classico e sui suoi autori non avesse richiesto e non richieda atteggiamenti e strumenti scientifici di prim’ordine! E’ quindi sulla scia di un atavico e inguaribile equivoco che la stessa Riforma Gentile assegnò di fatto al Liceo classico la funzione di formare la classe dirigente. Vi accedevano soprattutto i “figli di papà” anche perché dopo la maturità era possibile accedere a tutte le facoltà universitarie.

Molti anni sono passati e attraverso mille riforme! Però, mai nulla di nuovo! E con il recente riordino nulla è cambiato! Anzi! Nette e salde le distanze tra i licei, governati da Indicazioni nazionali, e istituti tecnici e professionali, governati da Linee guida! E ancora: quella svolta verso le competenze, così chiara e netta nei percorsi tecnici e professionali, e ormai nei percorsi di istruzione di quasi tutti i Paesi, è del tutto evanescente nei licei. Un riordino – e io l’ho predicato più volte – doveva andare in tutt’altra direzione! Mai più la separazione di sempre tra studi classici e studi tecnici, perché non esiste alcuna separazione tra teoria e tèchne! Chiedete un po’ a un Leonardo se si sentiva artista o scienziato! O a un Michelangelo, a un Galileo, a un Vico, a un Fidia o a un Brunelleschi. Ma lo stesso Dante, speziale, che opta per il volgare e che ci dà in versi quei sottilissimi ragionamenti sulla macchie lunari nel Canto secondo del Paradiso, è poeta o scienziato, o poeta e scienziato nel contempo? Ma è un interrogativo che lui stesso non si è mai posto! I cosiddetti classici non hanno mai saputo di essere tali!

E tale divisione ha fatto male sia ai classici che… agli scientifici, se si può dir così! I primi come predestinati agli alti Saperi, i secondo a quelli più umili! Comunque, tanto umile non sembra quella famosa equazione E = mc2, che ha rivoluzionato tutti i nostri saperi! L’Umanesimo, quello vero, è andato a farsi friggere! Ecco il perché del richiamo accorato che ci viene da Martha Nussbaum che da anni insiste sul fatto che occorre andare a una ricomposizione dei due saperi e che una vera cultura umanistica, libera da ogni orpello retorico, deve percorrere tutti gli studi. “I cittadini non possono relazionarsi bene alla complessità del mondo che li circonda soltanto grazie alla logica e al sapere fattuale. La terza competenza del cittadino, strettamente correlata alle prime due, è ciò che chiamiamo immaginazione narrativa! Vale a dire la capacità di pensarsi nei panni di un’altra persona, di essere un lettore intelligente della sua storia, di comprenderne le emozioni, le aspettative e i desideri. La ricerca di tale empatia è parte essenziale delle migliori concezioni di educazione alla democrazia, sia nei paesi occidentali sia in quelli orientali. Buona parte di essa deve avvenire all’interno della famiglia, ma anche la scuola e addirittura il college e l’università svolgono una funzione importante. Per assolvere a questo compito, le scuole devono assegnare un posto di rilievo nel programma di studio alle materie umanistiche, letterarie e artistiche, coltivando una partecipazione di tipo partecipativo che attivi e perfezioni la capacità di vedere il mondo attraverso gli occhi di un’altra persona”.

Quale la conclusione? Anzitutto essere consapevoli che una cultura umanistica, alla Nussbaum, è parte integrante di ciascun percorso di istruzione, educazione e formazione a qualsiasi livello di età. In secondo luogo, essere consapevoli che l’approccio a una disciplina, qualunque essa sia, o il greco o la matematica, o il latino o la fisica, o l’inglese o la filosofia, o la scienza degli alimenti o l’accoglienza turistica – perché non esiste una disciplina che sia “più disciplina” di un’altra – esige comunque e sempre un rigore che non fa sconti a nessuno!

Con una prospettiva di questo tipo, chi sceglie di studiare greco o marketing o enogastronomia o filosofia, sa che non avrà alcuno sconto a fronte della difficoltà che qualunque percorso disciplinare presenta! Per non dire poi di tutte le intersezioni pluri- e transdisciplinari che arricchiscono e qualificano ciascun percorso! E la scelta sarà operata non in funzione della classe sociale di origine, ma in ordine a quei processi di orientamento che fin dalla scuola per l’infanzia dovrebbero essere messi in atto: processi che tengono conto delle motivazioni e delle attese che un soggetto in età evolutiva viene maturando nel corso degli anni e che una scuola efficace dovrebbe intercettare e sollecitare. Se è vero, com’è vero, che ciascuno di noi è sempre un mix di pensiero convergente e pensiero divergente, se non depositario, almeno di sette forme di intelligenza, come qualcuno ci insegna! Insomma, il materiale umano c’è! Forse è la scuola, per come è organizzata, che non è ancora capace di valorizzarlo e farlo esprimere al massimo!

Si tratta di una linea politica, culturale ed educativa che non si attua domani con un ulteriore riordino! Ma che dovrebbe essere perseguita in forza di una politica scolastica di lungo respiro, che via via aiuti a sanare il crinale che ancora oggi divide i licei dagli istituti tecnici e professionali. Una politica scolastica fatta di tempi medio-lunghi, di piccoli passi, e che ridimensioni quale sia l’effettivo valore scientifico e professionalizzante degli studi classici e quello degli studi cosiddetti non classici! Tutti di alta e pari dignità! Ciascuno con le sue difficoltà, diverse ma di pari impegno intellettuale !

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