Sostegno, il Miur “riesuma” la
riconversione di Alessandro Giuliani, La Tecnica della Scuola 7.10.2013 Lo prevede la Nota n. 10402 con cui viale Trastevere invita Usr e atenei ad avviare i corsi di specializzazione, nell’anno accademico 2013/2014, con priorità rispetto alle attività formative omologhe rivolte a 6.398 docenti abilitati. Andando a scartabellare i riferimenti normativi emerge che la formazione per i docenti rimasti senza cattedra dovrebbe essere gratuita e prevedere un monte ore ridotto. Polemiche in arrivo. Mentre le università sono sul procinto di pubblicare i bandi di concorso per selezionare i complessivi 6.398 candidati alla frequenza dei percorsi formativi, riservati ai docenti abilitati, il 4 ottobre il Miur ha pubblicato la Nota n. 10402. Attraverso cui invita Usr e gli atenei coinvolti ad avviare le attività specializzanti, sempre per il sostegno e nell’anno accademico 2013/2014, da riservare al personale docente di ruolo sovrannumerario. Il Miur sottolinea, infatti, “l’urgenza di avviare prioritariamente i corsi destinati ai docenti delle classi di concorso in esubero”. Pertanto, è evidente l’intenzione dell’amministrazione di far specializzare (e quindi collocare sui posti vacanti) prima il personale di ruolo privo di titolarità (dalle ultime rilevazioni si tratterebbe di oltre 8mila docenti, in gran parte operanti alle superiori). E solo successivamente alla stabilizzazione dei precari. A grandi linee non vi dovrebbero essere particolari problemi, perché entrambe le procedure (e le conseguenti assegnazioni di posti) vengano completate. A tal proposito, basta ricordare che il Governo attraverso il D.M. 104, approdato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 12 settembre, ha previsto la trasformazione in tre anni di circa 27mila posti da sposare dall’organico di fatto a quello di diritto. Ma la Nota ministeriale 10402 fa riferimento anche ad un’altra Nota, la DGPER n. 2935, risalente al 17 aprile 2012, attraverso cui il Miur ha dato attuazione al Decreto Direttoriale n. 7 del 16 aprile 2012: il Decreto che, in pratica, ha istituito e regolamentato gli stessi corsi specializzanti (previo accordo con la Conferenza nazionale dei presidi di Scienze dalla formazione). In quest’ultimo decreto, il Miur sottolineava che le specializzazioni sul sostegno sarebbero state attivate per la “piena integrazione degli alunni portatori di disabilità fisiche, psichiche e sensoriali”, solo “su base volontaria” e riservati a “docenti delle classi di concorso o tipologie in esubero, con particolare riguardo a tutte le classi di concorso interessate da restrizioni di orario prodotte della riforma in atto”. Nel decreto si specificava, inoltre, che il numero dei corsi sarebbe stato “programmato” (senza però esplicitare la quota massima di partecipanti) e che sarebbe stato lo stesso Ministero i coprire gli interi costi delle formazione dei soprannumerari. A differenza della specializzazione rivolta ai precari, per la quale si prevedono costi almeno pari a quelli affrontati dagli ammessi ai Tfa ordinari. Solo che quei corsi (oggi tornati in auge) non solo non furono mai attivati. Ma determinarono pure una coda di polemiche, soprattutto da parte delle associazione dei disabili. Perché i “tre moduli, equivalenti ciascuno a 20 Cfu, corrispondenti a un livello base, intermedio, avanzato”, non sembravano offrire garanzie adeguate sulla formazione dei frequentanti.
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