La missione docente è impegno,
passione e fatica di Lucio Ficara, La Tecnica della Scuola 30.10.2013 Eppure la "favola" del docente che lavora 3-4 ore al giorno, ha molto tempo libero e sta a casa 3 mesi all'anno continua ad avere molto credito presso la pubblica opinione. La professione del docente è ricca di impegno, piena di passione e dopo qualche mese dall’inizio delle attività dell’anno scolastico si aggiunge anche una buona dose di fatica, che fa desiderare le vacanze di Natale, come un momento necessario per ricaricare le batterie, per proseguire ininterrottamente fino alle vacanze di Pasqua. Un impegno, una passione ed una fatica invisibili. Nessuno realmente si rende conto di quanto lavoro effettivamente ci sia dietro una lezione fatta in classe, non si immagina minimamente cosa voglia dire preparare verifiche scritte e soprattutto correggerle. Si giudica il tempo di lavoro dell’insegnante, come se fosse un semplice lavoro impiegatizio, per cui 4 ore scarse al giorno per cinque giorni settimanali, risultano essere veramente un privilegio. L’opinione, ampiamente diffusa, che i docenti lavorano soltanto 18 ore settimanali, mediamente 3 ore al giorno e che godono per giunta di lunghi periodi di vacanza, è il motivo principale che dequalifica la professione dell’insegnante. Questa idea del docente scarsamente impiegato a scuola e con troppo tempo libero, è alla base delle bassissime retribuzioni degli insegnanti italiani. Ma nella realtà non è affatto vero che il docente italiano lavora così poco, mentre è assolutamente vero che percepisce uno stipendio veramente ridicolo, per la funzione che svolge. Bisogna sapere che il lavoro del docente non termina con il suono della campanella, ma continua per gran parte della giornata, con tutte quelle mansioni individuali, previste dall’art. 29 del CCNL scuola. Di cosa si tratta? Nello specifico, il comma 2 del su citato articolo, indica tutti gli adempimenti individuali ed obbligatori del docente, che vanno dalla preparazione delle lezioni e delle esercitazioni alla correzione degli elaborati, fino ai rapporti individuali con le famiglie. Inoltre il comma 3 dello stesso articolo, obbliga il docente a partecipare, fino ad 80 ore annue alle attività collegiali. Queste 80 ore sono suddivise in parti uguali tra attività di collegio dei docenti e programmazione didattiche e Consigli di classe. Esistono anche altri tipi di impegni obbligatori da parte del docente, che rientrano nell’assicurare un rapporto efficace con le famiglie e gli studenti. In buona sostanza, il docente ci mette tanto impegno, molta passione, a volte anche tanta fatica, ma in fine dei conti ha, come contropartita, pochissimi riconoscimenti. Anche l’ultima legge di stabilità presentata in Parlamento, continua a non riconoscere il ruolo strategico degli insegnanti, colpendoli ancora una volta pesantemente. I docenti sono colpiti dal blocco dei contratti fino a tutto il 2014, dal blocco degli scatti di anzianità anche per il 2013. Si colpisce la categoria anche non prevedendo un serio piano di turn over, che favorisca l’uscita dei quota 96 e allo stesso tempo favorisca l’entrata in ruolo dei precari storici. I docenti italiani sono vittime sacrificali, di una politica che ha deciso che le priorità sono altre e non la scuola. Bisogna ricordare che la scuola ha un contratto bloccato da quattro anni, che negli ultimi 5 anni si sono tagliate risorse per oltre 8 miliardi di euro e che si è ridotta pesantemente la spesa dei fondi d’istituto, che rappresentano per i docenti la possibilità di avere una parte di stipendio accessorio. Questa legge di stabilità prevede la riduzione di questa parte accessoria di stipendio del 10%. Alcuni sindacalisti sono particolarmente scettici sul cambio di rotta, annunciato dal primo ministro Letta, sulla scuola. Infatti non si vedono risorse disponibili per dare i giusti riconoscimenti ad una categoria lungamente martirizzata. Addirittura il governo vorrebbe rinnovare il contratto della scuola soltanto nella parte normativa, rinviando a momenti migliori la parte economica. Quello che preoccupa, è che anche gli aspetti normativi del contratto che il governo chiede di cambiare, sono in chiave peggiorativa. Si parla di aumentare l’orario settimanale di servizio dei docenti per quanto riguarda le ore di lezione e aumentare i carichi di lavoro per quello che attiene le attività funzionali all’insegnamento. Insomma per i docenti italiani tanto impegno, passione e fatica, ma veramente pochi sono i riconoscimenti. |