Pensioni. C’è chi dà i numeri,
in Parlamento e fuori
di Giovanni Sicali, La
Tecnica della Scuola
23.10.2013
Pensioni. C’è chi
dà i numeri, in Parlamento e fuoriAspettando l’approvazione della
legge di stabilità, facciamo il punto sulle pensioni e quattro conti
dentro le nostre tasche. Intanto occorre chiarire che in Italia ci
sono 20 milioni di percettori di pensioni rispetto a 12 milioni e
mezzo di over 65. Quindi 7 milioni e mezzo sono in pensione
anticipata, a vario titolo
In secondo luogo:
mentre il decreto Salva Italia di fine 2011 ha adeguato
all'inflazione le pensioni superiori a tre volte il minimo Inps, le
altre pensioni “più ricche” - che hanno perso 2 anni di adeguamento
- non solo non li recupereranno più, ma con le regole previste
dall’art. 12 del Dl di Stabilità varato dal Governo (e che ora è
all'esame del Parlamento) mediamente - nei prossimi 3 anni - saranno
più leggere di almeno il 5% rispetto all'applicazione delle regole
ante-riforma Fornero. Il blocco dell’indicizzazione della legge di
stabilità 2013 toglie ai pensionati un valore economico fino a mille
euro in tre anni.
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Nel 2014 non
ci sarà rivalutazione rispetto all’inflazione per i redditi da
pensione superiori a 6 volte rispetto al minimo vigente che è
480,99 €. |
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Ci sarà
invece rivalutazione piena (100% del tasso dell’inflazione
stimato tra 1,5 e il 2% nel triennio 2013-15) per i trattamenti
pensionistici fino a 3 volte il minimo. Per gli importi tra 3 e
5 volte il minimo ci sarà una rivalutazione pari al 90%. Per
quelle superiori a 5 ma inferiori a 6 volte il minimo la
rivalutazione sarà al 50%, sempre riferito all’inflazione. (Cfr.
Art.12 c.1). |
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La nuova
Legge di Stabilità, a parte colpire le pensioni d’oro e i nuovi
calcoli di rivalutazione, non prevede alcun intervento di
modifica dell’attuale sistema pensionistico. Molte pensioni sono
ingiustamente troppo alte rispetto ai contributi pagati e c’è un
gigantesco problema di disuguaglianza intergenerazionale dovuto
al fatto che le generazioni precedenti beneficiano del sistema
di calcolo retributivo (pensione collegata agli stipendi e non
ai contributi) e quindi sono più generose di quelle che i
lavoratori prenderanno in futuro.
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Sulle
pensioni d’oro è inutile fare osservazioni perché i lavoratori
della scuola (tranne i DS) sono lontanissimi da quelle somme a
cui si riferisce il comma 2 a) dell’art. 12 della Stabilità.
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Invece un
problema economico di forte interesse collettivo è il TFR (art.
12 c.3). Sono fortunati coloro che maturano i requisiti per la
pensione entro il 31/12/2013 perché per loro si continua ad
applicare la precedente normativa sulla rateizzazione e sulla
tempistica dell'erogazione della liquidazione. Dal 1° gennaio
2014 è previsto un abbassamento dei tetti della rateizzazione
della buonuscita: tre rate se si supera l'importo lordo di euro
100.000; due rate se supera l'importo lordo di euro 50.000.
Mentre nel passato questa rateizzazione riguardava soprattutto i
Dirigenti, ora gran parte del personale della scuola é compreso
nella fascia delle due rate, perché basta avere tra i 30 e 40
anni utili di servizio per superare 50.000 € di TFR.
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Il calcolo
dell’importo lordo del TFR si può ricavare in modo
approssimativo partendo dal cedolino dello stipendio. Prendendo
l’80% dell’imponibile, lo si divide per 12 e si moltiplica per
13. Il risultato deve essere quindi moltiplicato per il numero
degli anni utili al pensionamento (nb.: 6 mesi e un giorno sono
uguali ad 1anno!). |
Per finire, la
legge di Stabilità modifica i tempi in cui verrà corrisposta la
“liquidazione”: si parla di 12 mesi dopo, in caso di pensione di
vecchiaia o cessazione d'ufficio (non più 6 come per le pensioni
ante 2013). Ed è un “privilegio” temporale per i dipendenti
pubblici. A questi tempi allungati si deve aggiungere il margine di
3 mesi entro i quali l'ente provvede alla sua erogazione.