I candidati PD e la scuola 

I programmi di Cuperlo, Civati, Pittella e Renzi candidati alla segreteria

di Pippo Frisone, ScuolaOggi  29.10.2013

I candidati alle primarie per la segreteria del PD sono già scesi in campo.

Quattro candidati, Cuperlo, Civati, Pittella e Renzi per quattro programmi.

Due programmi hanno lo stesso numero di pagine , 18 ma contenuti diametralmente opposti.

Sono il programma di Renzi e quello di Cuperlo. Quello di Pittella , ispirato all’Europa è di 30 pagine mentre quello di Civati è addirittura di 70 pagine.

I titoli dei programmi strizzano l’occhio ai contenuti.

“Per la rivoluzione della dignità” – con sottotitolo “Bello e democratico” quello di Cuperlo.

"Dalla delusione alla speranza. Le cose cambiano cambiandole” è l’incipit di Civati.

“Il futuro che vale” – Uniti alla meta , è lo slogan di Pittella.

“Cambiare verso” è invece il martellante refrain di Renzi.

Messi assieme i programmi dei 4 candidati fanno in tutto 136 pagine.

Al centro com’è ovvio ci sono il rinnovamento del partito e della politica, come uscire dalla crisi, l’Europa ecc…. La scuola torna ad essere l’eterna cenerentola come lo è sempre stata e non solo nei programmi degli ultimi governi o in campagna elettorale ma anche nei programmi dei 4 candidati alla segreteria del PD.

Lo spazio dedicato alla scuola è inversamente proporzionato all’importanza che, a parole, ciascun candidato le dedica.

La pubblica istruzione è vista da Cuperlo come “la colonna vertebrale della nazione italiana” e la cultura, assieme alla creatività , al patrimonio e alle attività culturali, sono il centro di un nuovo modello di sviluppo che guarda all’Europa. E’ arrivato il momento, sostiene Cuperlo, per scuola, università e ricerca di scegliere il modello europeo, basato su una solida prevalenza di istituzioni pubbliche e autonome.

Pittella, attuale vice-presidente del Parlamento europeo, parla addirittura di “economia della conoscenza, di valore della creatività che devono diventare la leva del cambiamento”. Per tale motivo va riformato il sistema della formazione-istruzione attuale perché poco innovativo.

E’ la cultura che deve decidere dell’economia e non viceversa come accade adesso.

Pippo Civati è quello che dà più spazio alla scuola nel suo corposo programma . Rivendica la funzione centrale della conoscenza che non va mai separata dal lavoro. Parla “d’infermità culturale”, di “postumità” e rimozione come degli errori più ricorrenti di questi ultimi anni del PD. Affronta il problema della valutazione e del merito non certo per ridurre la spesa pubblica ma per far crescere il livello d’istruzione degli italiani. Può essere valutato solo chi è messo in grado di scegliere e valutare il proprio percorso.

E ancora portare ovunque il tempo pieno quale modello in grado di valorizzare le diverse capacità degli alunni. C’è un crescente bisogno di maggior autonomia scolastica e di un progetto organizzativo stabile. No, alla precarietà nella scuola.

Per Renzi occorre “cambiare verso”. E cambiare verso anche alla scuola. Occorre restituire agli insegnanti l’onore perduto e un ruolo sociale centrale perché a loro è affidato il bene più prezioso:

la libertà di tuo figlio. Cambiare verso alla scuola, partendo dagli insegnanti, offrendo ascolto e buone idee. Mai più riforme senza gli insegnanti ma partendo da un loro coinvolgimento, confrontarsi con loro, aprendo una grande campagna d’ascolto. Fare è possibile basta cambiare verso.

Come si vede, alle buone intenzioni dei 4 candidati manca la “ricarica”.

Se fare è possibile, come dice Renzi, sul come fare per raggiungere quegli obiettivi è nebbia.

Vale a dire, come e dove andare a prendere le risorse che servono alla scuola e agli insegnanti. Risorse per fare gli investimenti e ammodernare non solo gli edifici scolastici che cadono a pezzi ma l’intero sistema, dai programmi al tempo scuola, dalla digitalizzazione alla valorizzazione di chi nella scuola vive e lavora.

Senza risorse non ci potrà essere per la scuola italiana, alcuna centralità nel dibattito politico.

Quelle poche parole sulla scuola, inserite nei programmi dai 4 candidati, non basteranno da sole a restituire quel “ruolo civile perduto agli insegnanti” né “autorevolezza sociale”ad una istituzione portata oramai sull’orlo del collasso. Sono anche il segno d’un declino culturale prima ancora che economico, dal quale diventa sempre più difficile riscattarsi.

Almeno fin tanto che anche a sinistra, “la priorità del sapere rimarrà la più predicata e la meno praticata”.