Scuola, la legge di stabilità blocca gli stipendi. Le associazioni degli insegnanti non hanno apprezzato gli interventi della legge di stabilità sulle retribuzioni e sullo stop agli scatti di anzianità. Così Flc Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda si preparano ad una mobilitazione nazionale per il 28 ottobre Il Fatto Quotidiano 17.10.2013 Doveva essere la manovra del rilancio. Invece la legge di stabilità sembra aver scontentato tutti. Per Confindustria i passi fatti sono “giusti ma insufficienti“, per la Fiom il provvedimento è “totalmente inadeguato”. Adesso insorgono i sindacati a difesa dei dipendenti pubblici, colpiti dal blocco della contrattazione. E la protesta più dura arriva dal mondo della scuola. La legge di stabilità 2014 è riuscita a ricompattare tutti i sindacati di categoria: Flc Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda il prossimo 28 ottobre si riuniranno a Roma per stabilire modalità della protesta e forme di mobilitazione congiunta. E c’è anche chi, come la Gilda, potrebbe non limitarsi ai soli scioperi, ma addirittura portare il governo in tribunale. Nel mirino è finito l’articolo 11 del terzo capitolo della legge, che prevede una “razionalizzazione della spesa nel pubblico impiego” e impone il blocco dell’adeguamento del contratto e degli scatti di anzianità per tutti i dipendenti statali. Compresi quelli della scuola. “Per insegnanti e personale Ata, però, i contratti sono già fermi dal 2009, e se consideriamo che l’ultimo aumento è stato di appena 20-30 euro, torniamo indietro fino al 2007. Sono otto anni di blocco, è inaccettabile”, spiega Maria Domenica Di Patre, vice-coordinatore della Gilda. “Per la scuola la penalizzazione è doppia”, ribadisce Massimo Di Menna, segretario di Uil Scuola: “Non solo retribuzioni ferme ma anche blocco degli aumenti per anzianità, già finanziati e previsti dal contratto. Dietro articoli e commi, c’è la decisione di togliere 300 milioni al personale della scuola e destinarli ad altre spese”. E infatti Mimmo Pantaleo, segretario di Flc-Cgil, annuncia che la mobilitazione del 28 ottobre “è solo il primo passo”, lasciando presagire un imminente sciopero generale. Il sindacato Gilda, però, pensa ad azioni anche più eclatanti: un ricorso contro la legge di stabilità. “Abbiamo dato mandato ai nostri avvocati”, afferma Di Patre. E si sono messi subito in moto: una prima diffida ufficiale è stata già presentata nei confronti della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca. Tommaso De Grandis, legale del sindacato, spiega al fattoquotidiano.it quali potrebbero essere le vie da seguire per contrastare il provvedimento del governo: “Stiamo vagliando due ipotesi: un ricorso provincia per provincia presso la sezione lavoro del tribunale ordinario, oppure un’iniziativa nazionale incardinata su Roma, chiamando in giudizio la presidenza del Consiglio. E poi c’è anche la strada del ricorso alla Corte di giustizia europea”. La Gilda è sicura che ci siano margini per un’azione: “Esiste una serie di norme che vieta ai datori di lavoro di cambiare le condizioni del contratto in maniera unilaterale: e qui il governo, lasciando invariate le incombenze, stabilisce un ulteriore e indebito prelievo fiscale. L’ennesima disparità di trattamento rispetto ai privati. E c’è già una sentenza analoga della Corte costituzionale, a proposito del contratto dei magistrati, che ci dà grande fiducia”. Il sindacato, dunque, è convinto che i giudici potrebbero dare ragione ai dipendenti pubblici. Anche se è ancora difficile dire quali sarebbero, eventualmente, gli effetti di un pronunciamento favorevole: “Nel caso il ricorso venisse accettato – spiega De Grandis – le sentenze si applicano alle parti ricorrenti”. Quindi solo ai dipendenti della scuola, e solo a quelli che aderiranno all’azione legale. “Ma è chiaro che poi potrebbe scatenarsi una reazione a catena, tale da costringere il governo a ritornare sui propri passi”. Si aprirebbe un varco, insomma. Anche nelle coperture della legge di stabilità, che dal blocco degli stipendi pubblici recupera non poche risorse. |