Italia analfabeta

Pasquale Almirante, La Sicilia 13.10.2013

Abbiamo saputo che 7 italiani su 10 non sanno né leggere né far di conto e che su 24 Paesi siamo ultimi nelle competenze linguistiche e al penultimo in quelle matematiche. In pratica un 10% dei nostri connazionali è al di sotto della media Ocse in entrambi i campi, anche se l'indagine Piaac si rivolge a tutta la popolazione tra i 16 e i 65 anni e non solo a chi lavora. Se dunque fosse vero quanto sibilò l'ex ministro Giulio Tremonti, e cioè che con la cultura non si mangia, questi dati non dovrebbero impressionare visto che leggere un libro e capirlo o usare bene le tabelline non incide nello sviluppo della Nazione, né sui livelli di disoccupazione giovanile. E invece purtroppo non è assolutamente così e il rischio che si corre, dicono gli economisti, è quello di rimanere intrappolati in un circolo vizioso fatto di bassi livelli di istruzione e incomprensione del valore privato e sociale dell'investimento in formazione.

E infatti la rilevazione Piaac dimostra pure che il capitale umano dei genitori è uno dei maggiori determinanti di quello dei figli, visto che fanno meglio degli altri coetanei coloro che hanno genitori con titoli di studio più avanzati. I problema da risolvere dovrebbe allora essere quello di portare tutti a livelli accettabile di scolarizzazione e colmare tale divario dovrebbe essere il compito di qualsiasi governo con un minimo di lungimiranza, cosa che finora non si è visto. Per questo non dovrebbe meravigliare se in Italia si è abbassata di due punti percentuali, dal 10 all'8%, la spesa per istruzione, partendo da livelli di spesa che erano già inferiori a quelli di molti Paesi avanzati, mentre si è amato disquisire di "riforme epocali", ma funzionali ai risparmi. Spesso l'incompetenza politica e la brama di governo, per meglio gestire il consenso, fa vivere l'istruzione come una minaccia alle proprie posizioni di potere, ignorando che tre quarti dei nostri connazionali fra i 55 e i 65 non ha completato la scuola secondaria superiore contro una media del 30% negli altri Paesi Ocse. La distanza dalle altre Nazioni avanzate nei tassi di scolarità è molto forte anche tra chi è tra i 25 e 34 anni: attorno al 30% non ha un diploma di scuola secondaria contro meno del 10% nella media Ocse. A questo punto allora la questione principale è capire cosa si vuole fare della nostra istruzione.