Melina (Miur): scuola digitale alla svolta da Tuttoscuola, 19.11.2013 In un’ampia intervista rilasciata all’agenzia Dire Maria Letizia Melina, direttore generale Studi, statistica e sistemi informativi del Miur, fa il punto processo avviato dal Piano nazionale scuola digitale (Pnsd) del 2009, che ha portato al superamento dei modelli formativi precedenti (Pnsd del 1995 e Fortic del 2003) con la diffusione in Italia di circa 70.000 Lavagne interattive multimediali (Lim), 1.200 Classi 2.0 e 36 Scuole 2.0. L’idea guida che ispira questo processo è quella di favorire il passaggio dal laboratorio alla classe per riportare la tecnologia nella dinamica d’aula. Le scelte all'origine del Pnsd sono "oggi chiare e facilmente esemplificabili - spiega il direttore - l'incremento delle dotazioni, il portare l'innovazione in classe (appunto, dal laboratorio alla classe), il focus sugli ambienti di apprendimento (con strumenti nuovi come la Limche incidono su spazi e tempi) e l'accompagnamento di tutte le dotazioni con le formazioni dedicate". Nel 2009 si decise quindi di agire su 3 livelli e diffusioni: "Tutte le scuole con dotazioni di classe (Lim); poche scuole con la creazione di Classi 2.0; pochissime scuole con la creazione di Scuole 2.0. L'idea e la filosofia alla base era di contagiare e innescare una trasformazione grazie alla semina dell'innovazione; su questo le scuole hanno reagito in maniera veramente molteplice, mettendo in campo tutte le variabili che spesso ci fanno dire che la realtà scolastica italiana è a macchia di leopardo". In sostanza, il Pnsd si reggeva su una strategia di diffusione mista: "Bottom up, finanziando il rinnovamento dal basso con Classi 2.0 e Scuola 2.0, e top down, guidando il rinnovamento con politiche dall'alto come editoria digitale, Lim e libri di testo. Adesso il Piano nazionale scuola digitale è a una svolta, vale a dire il passaggio dal livello sperimentale alla messa a sistema delle numerose azioni e dei finanziamenti che, nelle intenzioni originarie, dovevano costituire la spinta all'innovazione”. Ma “pensare in chiave deterministica che il digitale da solo basti”, prosegue Melina, “significa spostare l'obiettivo fuori fuoco”, perché “fare Scuola 2.0 oggi non significare avere un tablet a testa, ma – i punti dell'Agenda digitale europea ci confortano - favorire la cultura dell'accesso ai dispositivi in un'ottica di interoperabilità nel web 2.0, ai contenuti (cultura dell'editoria digitale) e alla rete (anche nei termini della sicurezza on line e del preservare l'identità dei nostri minorenni). In una parola, all'istruzione!". Pertanto, "grazie ai nuovi provvedimenti normativi, all'avvento dell'Agenda digitale e alla valutazione e raccomandazione dell'Ocse, sono state tracciate tre linee di intervento: migliorare le infrastrutture di Information Communication Technology e la connessione nelle scuole; moltiplicare le opportunità di formazione dei docenti; favorire il ricorso alle risorse educative aperte”. Numerosi sono i passi fatti in questa direzione - conclude Melina – ma è necessario che sia coinvolto il più ampio numero di scuole possibile, uscendo dai regimi di sperimentazione. |