Il M5S diventa il partito degli insegnanti di P.A. La Tecnica della Scuola 8.11.2013 Dovrà essere rivista la progressione di carriera (come già accaduto due anni fa). Le assunzioni dovranno anche essere autorizzate di anno in anno dal Governo. È il risultato di una ricerca sui flussi di voto, che ha riguardato quasi 10 mila interviste, condotta dall’Italian election network study, con il contributo di varie università e dell’Istituto Cattaneo ed edita da Il Mulino col titolo “Voto amaro, disincanto e crisi economica nelle elezioni 2013”. La ricerca è pubblicata da La Stampa, e nella quale si scopre che, in un quadro di grande mobilità elettorale, un votante su due ha cambiato il proprio voto rispetto al passato, mentre spicca l’impermeabilità tra destra e sinistra. Solo 3 elettori su 100 hanno infatti cambiato schieramento alle ultime elezioni. Altri risultati appaiono interessanti e comunque in certa misura inattesi. Eccone qualcuno: il Pd non è più il partito più votato tra gli insegnanti, ha ceduto il posto al M5S scelto dal 28,8 per cento di chi va in cattedra, Pd solo al 20, 5%, terzo Scelt Civica di Monti con il 12,5, Pdl di Berlusconi non segnalato nell’area. Ancora: M5S primo anche tra le casalinghe (38,6), incalzato qui dal Pdl secondo con il 29,5, staccato il Pd con il 15 per cento. Generazione ’68, cioè gli adolescenti negli anni sessanta: qui il Pd è primo con il 29,3, segue Pdl con il 25, M5s solo al 15,5 per cento. Generazione Berlusconi, cioè i nati tra il 1976 e il 1985: qui in testa M5S con il 35, 5, segue Pdl col 25, segue Pd con il 15,5 per cento. Pensionati: in testa il Pd con il 35, 3, segue Pdl con il 26,5, segue M5s con 11,7 per cento. Interessanti anche gli scostamenti area per aerea rispetto alla percentuale nazionale raccolta. Pd più 3,9 per cento rispetto l suo dato nazionale tra i “sessantottini”, più 9,9 per cento tra i pensionati, meno 10, 4 tra le casalinghe, meno 4,9 tra gli insegnanti, più undici per cento tra i nati fino al 1975, meno 7,2 per cento nella generazione Berlusconi. M5S meno 10 per cento tra i sessantottini, più 20 per cento nella generazione Berlusconi, meno 14 per cento tra i nati fino al 1975, meno 13, 8 tra i pensionati, più 3,3 tra gli insegnati e più 13,1 tra le casalinghe. Pdl più 3,4 nella generazione ’68, pari nella generazione Berlusconi, più 6,5 nei nati fino al 1975, più 4,9 tra i pensionati, non pervenuto tra gli insegnanti e più 7,9 tra le casalinghe. I più e i meno, ricordiamo, rispetto alla percentuale nazionale di voti raccolta. Partendo dalla creatura di Beppe Grillo si scopre, dai risultati dell’analisi, che è questa la preferita dai giovani. Ben il 44.6% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni ha infatti scelto di dare il suo voto al M5S. Il Pd invece che tra i giovani proprio non riesce a far breccia, favorendo così la deriva giovanile verso Grillo, e che invece mantiene saldamente il suo radicamento tra i pensionati. Diversa la condizione del Pdl che, oltre ad essere sempre legato a doppio filo al suo leader Berlusconi, si rivela come il partito del poca scuola. Pdl che spopola infatti tra chi ha solo la licenza elementare e che miete sempre meno consensi man mano che si sale nella scala dell’istruzione sino ad arrivare ad essere tra i meno votati tra chi ha una laurea. Rimanendo infine al Pdl, chi non lo ha votato, lo ha fatto in larga parte per insofferenza nei confronti di Berlusconi: con ciò dimostrando quanto sia stretta, ma non impraticabile, la strada degli eventuali scissionisti alfaniani, visto che chi ha rivotato Pdl continua a stimare Berlusconi e all’88 per cento è pronto a rifarlo, mentre chi lo ha lasciato ha dato un giudizio negativo sul Cavaliere e sul suo governo. |