Carrozza: “Inevitabile la scelta
verso l’università digitale”

I governi devono incentivare servizi online e banda larga

 La Stampa 26.11.2013

Bruxelles
Le università “tradizionali” stanno sviluppando sempre di più servizi “online” dispensati via Internet, come quelli delle Open University anglosassoni o delle Università a distanza o telematiche italiane, tanto che “varrà sempre meno la distinzione” fra le due tipologie di studi superiori.

Lo ha detto il ministro dell’Istruzione e Università, Maria Chiara Carrozza, oggi a Bruxelles, parlando a margine del Consiglio Educazione, Cultura e Giovani dell’Ue, sottolineando che “la scelta verso l’università digitale è inevitabile”.

Il Consiglio Ue ha discusso la questione partendo dalla considerazione che “la crescente globalizzazione e gli sviluppi tecnologici, come l’espansione delle risorse pedagogiche libere (strumenti per l’insegnamento, l’apprendimento e la ricerca di pubblico dominio che possono essere liberamente usati) e i ”Moocs” (corsi online aperti a tutti) stanno cambiando radicalmente il paesaggio dell’istruzione superiore e intensificando la concorrenza mondiale fra le università per conquistare sempre più studenti mobili a livello internazionale e attrarre i migliori talenti”.  

In altre parole, la digitalizzazione e le tecnologie a distanza dei Moocs (in cui l’Italia è stata pioniera con l’Università telematica UniNettuno) permettono alle università di uscire dalla dimensione e dai limiti territoriali e competere fra loro a livello globale sulla base dell’eccellenza dei contenuti offerti in diverse lingue e con programmi internazionalizzati (soprattutto per le materie tecnico-scientifiche).  

Secondo Carrozza, in questo contesto “i governi devono incentivare i servizi online che democratizzano l’insegnamento e sviluppare la piattaforma digitale a banda larga”.  

Anche nelle scuole, ci dovrà essere più attenzione “alla formazione degli insegnanti, alla loro selezione e aggiornamento”, compreso il loro “adattamento al libro digitale”. I governi, inoltre, dovranno “garantire la qualità dell’insegnamento a distanza e assicurare pari opportunità per tutti”, evitando il rischio di allargare il “digital divide”, ovvero la distanza fra chi è a suoi agio con i nuovi strumenti della società dell’informazione e chi non ne fa ancora uso, magari per mancanza di mezzi.