Per favore, ha un'idea per la scuola?

di Francesco di Lorenzo, Fuoriregistro 22.11.2013

La notizia è questa: la Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione contro l'Italia perché il nostro Paese non ha rispettato la direttiva Ue sul lavoro a tempo determinato. In breve, in Europa se ne sono accorti, non è possibile utilizzare i precari, nel nostro caso della scuola, per anni, facendogli fare lo stesso lavoro di tutti gli altri ma mantenendoli in una condizione da sottocategoria, con meno diritti e con un contratto di lavoro diverso.

Nel corso di questi anni si sono già sentiti casi isolati di ricorsi vinti da singoli docenti appellatisi proprio a questa direttiva europea, ma ora sembra che la situazione sia un poco diversa, o quantomeno questa volta include una quantità di persone maggiore.

Tra il ministero che cercherà di arrabattare una linea di difesa che a mente razionale e fredda sarà in ogni caso insostenibile e i sindacati che appoggeranno con varie gradazioni la direttiva europea, staremo a vedere nel prosieguo della vicenda che cosa accadrà.

Una considerazione però va fatta: una condizione di precariato del personale scolastico come la nostra non ha eguali in altri sistemi. Il problema lo abbiamo fatto incancrenire per mancanza di una programmazione e quindi di una visione generale dell'istruzione, e questo contrasta in modo abnorme con lo stare in Europa. Cioè, stare in Europa non significa poter fare quello che si vuole e rimandare all'infinito i problemi scottanti e seri da risolvere. A conferma della nostra malattia, il fatto che il governo delle larghe intese non intende affrontare nessuna questione del genere.
Infine viene il dubbio che una parte degli italiani confonda il fare quello che si vuole con la libertà. E sono specialmente quelli che hanno in uggia i vincoli europei. Caso strano proprio quando mettono in mostra le nostre incapacità, che liberamente abbiamo occultato e altrettanto liberamente non vogliamo che qualcuno ce le indichi.

Il premier Letta ha lanciato l'idea di nominare ogni anno una capitale italiana della cultura e ha indicato anche una possibile data: il 27 maggio, che nel 1993 fu il giorno in cui esplosero le bombe messe dalla mafia in via dei Georgofili a Firenze. Tutto bene, in fondo, da qualche parte bisogna pur partire e quest'idea, condivisibile a vario grado, comunque supera in parte il solito discorso sentito e risentito, fatto da tutti, ripetuto quanto inascoltato, che il futuro e lo sviluppo passa inevitabilmente per gli investimenti alla cultura e alla ricerca. Investimenti di idee e di soldi, naturalmente, e quella di Letta attiene alle idee, per ora. Un modo per superare anche, perché così ovvio da diventare ridicolo, il dilemma se con la cultura si mangia o si beva solamente.
Ma, a questo punto bisognerebbe cominciare a domandarsi, e lo diciamo al premier Letta, se per caso ha qualche idea anche per la scuola (poiché con il ministro Carrozza non si va oltre sentieri striminziti e fin troppo battuti). Questa Cenerentola, la scuola, che sta scivolando pian piano nell'ordine delle notizie di secondo piano, anche perché si ripetono, quando si interviene, sempre le stesse cose e si dimenticano argomenti seri e importanti. Per esempio, a voi sembra proprio normale che ci debbano essere scuole buone e scuole cattive, scuole di serie A e scuole di serie B, scuole fornite di tutti i mezzi e scuole che sono prive del necessario?

Per caso, il premier Letta non ha qualche idea in proposito da offrirci?