Minori a scuola armati: gang taglieggia
i coetanei e minaccia perfino il vice preside

Bulli scatenati all'Ipsia di Portogruaro: chiedevano 5 euro ad
alunno. I genitori non denunciano i fatti per paura di ritorsioni

di Marco Corazza, Il Gazzettino 15.3.2013

VENEZIA - Si facevano consegnare cellulari e denaro dalle "matricole" della scuola, minacciando con coltelli e in un caso, secondo il racconto di un ragazzino, addirittura con una pistola. Una baby gang tra i banchi dell'Ipsia di Portogruaro, formata dai bulli dell'istituto, di età compresa tra i 16 e 17 anni. Allievi del professionale D'Alessi, che avrebbero avviato una serie di intimidazioni con lo scopo di incassare 5 euro a vittima, o magari uno smartphone.

Come il caso di un quindicenne che al diniego dell'ennesima richiesta della banconota, è stato bersaglio delle violenze fisiche del capo banda, che a sua volta si è fatto spalleggiare dalla gang. Ragazzini nemmeno maggiorenni, con il permesso della Magistratura di andare a scuola, ma con provvedimenti restrittivi della libertà.

Fatti praticamente quotidiani quelli accaduti fino a qualche tempo fa, su cui una delle vittime ha cercato di mettere la parola fine. Il gruppetto non si è però fermato e, stando al racconto del quindicenne, il "capo" avrebbe «aperto la giacca mostrando un coltello o una pistola». «Ti conviene sganciare o te la facciamo pagare», avrebbero ribadito i componenti della gang. Gesti intimidatori che inevitabilmente hanno lasciato la povera vittima profondamente scossa. Il giovane ha anche dovuto chiedere l'intervento della zia per rincasare, pur di evitare le ripercussioni.

I carabinieri hanno così avviato le indagini, nonostante il timore abbia indotto alcuni genitori a non presentare la denuncia per evitare possibili conseguenze ai loro figli. La stessa dirigente ha confermato agli investigatori che altri genitori hanno lamentato casi di estorsione ai danni dei loro ragazzi. Perfino il vicepreside, accortosi che il cellulare di uno studente era in uso alla gang, ha subito atteggiamenti aggressivi quando ha cercato di far riconsegnare il maltolto. Per la preside non ci sono alternative all'intervento dei militari dell'Arma, che da un paio di mesi stanno indagando all’interno della scuola.