L’istruzione nel pacchetto da TuttoscuolaNews, n. 579 25.3.2013 Una delle ipotesi sulle quali si sta sviluppando il confronto politico, e che anche Bersani proverà verosimilmente a esplorare, è quella di una distinzione tra il piano delle riforme istituzionali-costituzionali, sul quale cercare ‘larghe intese’ anche col Pdl, e quello dell’azione di governo nelle politiche di settore, piano sul quale la maggioranza sarebbe più ristretta, ma potrebbe sui singoli provvedimenti ottenere di volta in volta un consenso parlamentare più ampio, compreso quello del M5S. Gli investimenti in istruzione (parliamo ovviamente di investimenti, non di spesa: di innovazione digitale, ricerca e sviluppo, formazione, valutazione, incentivi al miglioramento della qualità e dell’equità del sistema, ivi incluse le spese di funzionamento essenziali delle scuole; non di mera espansione degli organici e di aumenti indifferenziati delle retribuzioni) rientrano nel primo o nel secondo piano? Fanno parte del ridisegno delle regole generali di funzionamento del sistema-Paese o delle politiche di settore? A nostro avviso, e sempre che si tratti davvero di investimenti nel senso sopra richiamato, l’aumento della spesa per l’istruzione, dopo anni di durissimi tagli al budget del Miur, potrebbe far parte degli interventi che si collocano sul piano istituzionale e che potrebbero essere sostenuti da una maggioranza allargata. Sugli interventi di sostegno all’informatizzazione (banda larga, e-learning, scuola digitale) potrebbe addirittura esserci un consenso parlamentare praticamente unanime, considerata la grande importanza attribuita a tale tematica nel programma elettorale presentato dal partito di Beppe Grillo. Sapremo presto se alla politica scolastica (meglio: di investimento nel capitale umano) sarà assegnato uno spazio-ruolo finalmente importante e strategico, o se continuerà ad essere la Cenerentola che è stata per tanti, troppi anni. |