Scuola digitale: tra “dire” e “fare” da TuttoscuolaNews, n. 579 25.3.2013 Basteranno i bandi del Piano Scuola 2.0 per realizzare la scuola del futuro? Certamente no. Grazie a quei finanziamenti solo pochissime scuole in Italia potranno realizzare il sogno e l'ottica con cui il Ministero dell’istruzione guarda alla scuola del futuro. Che è ancora di tipo sperimentale, il che significa perdere tempo prezioso. La scuola descritta dall’inserto “La Domenica di Repubblica” è già realtà nel mondo e quando in Italia poche scuole elette l'avranno sperimentata, nel momento in cui dovesse essere messa a regime sarebbe forse già obsoleta perché, come si sa, la società liquida corre veloce. Si ripropone, inoltre, la questione dei contributi delle famiglie, oggi volontari e in tutta Italia proprio in questi giorni al centro di una polemica che sta mettendo in ginocchio le scuole, che senza questi contributi non potranno sopravvivere. L'ultima circolare del MIUR ribadisce la volontarietà dei contributi pur riconoscendone l'essenzialità per un'offerta formativa di qualità. Una posizione che lascia le scuole autonome sole e disarmate, senza non solo chiarire ad esempio con quali fonti esse debbano far fronte a spese vive obbligatorie, come l'assicurazione per gli alunni, ma esponendole a generiche proteste e a situazioni difficili dalle quali non si riesce ad uscire.
La presa di posizione del Miur ha ricadute sull’autorevolezza dei
Consigli di Istituto e delle loro delibere con le quali, con occhio
attento ai propri bilanci, hanno stabilito cifre minime e massime di
contribuzione, spesso anche articolandole con attenzione per fasce
di reddito e prevedendo anche l'esenzione dal contributo in
situazioni di particolare difficoltà. |