Scuola 2.0 – Dal 2014 solo libri digitali o misti.
Ma gli editori attaccano il ministro Profumo.

di Alessia Rastelli dal blog del Corriere della Sera, 27.3.2013

Passi avanti verso la scuola 2.0. Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha firmato il decreto sulle adozioni dei libri di testo che prevede, dall’anno scolastico 2014/2015, solo manuali in versione digitale o mista.

Il provvedimento riguarderà le classi prime e quarte della scuola elementare, le prime delle medie, le prime e le terze delle superiori.

Buone notizie sul fronte economico, inoltre, per le famiglie che devono comprare  i libri di testo. Per l’anno scolastico 2014-15 restano confermati i prezzi di copertina per il 2013/2014 e si riducono del 20 per cento i tetti di spesa entro cui il collegio dei docenti deve mantenere il costo complessivo dei libri adottati. Un calo che arriva al 30 per cento se tutti i testi sono digitali.

Alcuni editori già si muovono. Nello stesso giorno in cui Profumo ha firmato il decreto ministeriale, ad esempio,  Rcs Education, divisione di Rcs Libri, ha lanciato «Ebook+».  Ovvero una versione digitale dei manuali scolastici, che non si limita a trasporre in bit i tradizionali capitoli di storia o scienze, ma aggiunge contenuti multimediali e software per l’interazione e la condivisione, creando una sorta di «classe virtuale».

Nel pomeriggio di mercoledì, tuttavia, il giorno dopo la firma, arriva anche «una netta presa di distanza» dal decreto da parte dell’Associazione italiana editori (Aie). Oltre alle «gravi conseguenze che si ripercuoteranno sull’intera filiera (editori, grafici, cartai, librai, agenti…)» si legge in una nota, «gli editori hanno fatto rilevare l’insufficienza infrastrutturale delle scuole (banda larga, WiFi, dotazioni tecnologiche…); hanno richiamato l’attenzione per le pesanti ripercussioni sui bilanci delle famiglie, sulle quali si vogliono far ricadere i costi di acquisto delle attrezzature tecnologiche (pc, portatili, tablet, …), quelli della loro manutenzione e quelli di connessione».

E ancora, recita il comunicato, «le intenzioni del Ministero non poggiano su alcuna seria e documentata validazione di carattere pedagogico e culturale, così come non risulta siano state valutate le possibili ricadute sulla salute di bambini e adolescenti esposti ad un uso massiccio di devices tecnologici».

E voi cosa ne pensate? Secondo voi la scuola italiana è pronta all’introduzione dei dispositivi tecnologici e a nuove forme di didattica e apprendimento?