Blocco stipendi, il no della
commissione Cultura di A.G. La Tecnica della Scuola 30.5.2013 La Gilda: negli ultimi 4 anni il potere d’acquisto ridotto del 15%, aggravando il già significativo divario tra le retribuzioni degli insegnanti italiani e quelle dei loro colleghi europei. Ora, prima di varare il decreto serve un confronto. Anief-Confedir: meglio attendere la sentenza della corte costituzionale fissata a novembre. Nell’ambiente sindacale ha riscosso consensi la non affatto scontata presa di posizione contraria espressa il 28 maggio dalla VII commissione Istruzione del Senato sullo schema di decreto riguardante il blocco della contrattazione e degli automatismi per il pubblico impiego. Sebbene si tratti di un giudizio che potrebbe non incidere più di tanto sulla decisione finale che dovrà prendere il Governo, la sua espressione non è passata inosservata. Assieme alla Cisl Scuola, di cui abbuiamo dato notizia in un altro articolo, hanno espresso la loro soddisfazione anche altre organizzazioni sindacali. Come la Gilda degli insegnanti, la quale si è soffermata sul fatto che “di questi ultimi 4 anni, l’ultimo aumento degli stipendi è del 2009, ha impoverito i docenti che hanno visto ridurre il proprio potere d’acquisto di oltre il 15%, aggravando il già significativo divario tra le retribuzioni degli insegnanti italiani e quelle dei loro colleghi europei. A questo si aggiunge la possibilità che il blocco agisca anche sul recupero dello scatto di anzianità del 2012, penalizzando così doppiamente gli insegnanti”. Il mancato recupero dello scatto 2012 avrebbe inoltre ricadute negative anche sulle pensioni, impedirebbe di fatto a molti docenti di conseguire l’ultimo stipendio tabellare, quello del trentacinquesimo anno, e quindi di percepire il massimo pensionabile. Detto questo, il sindacato guidato da Rino Di Meglio chiede “al ministro e al governo di aprire un confronto prima di varare il decreto. Nel caso in cui, invece, il provvedimento fosse approvato, il sindacato – avverte la Gilda - avvierà iniziative di protesta e giudiziarie per impedire il blocco del contratto e della progressione di anzianità”. Anche secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola “si tratta di una presa di posizione rilevante perché smonta, finalmente anche tra i politici usciti dall’ultima tornata nazionale, lo scenario penalizzante per milioni di lavoratori che il Governo uscente aveva prefigurato per far quadrare i conti in rosso dello Stato. Anche i senatori della settima commissione Cultura hanno probabilmente compreso che sarebbe meglio attendere la sentenza della corte costituzionale prevista per il prossimo mese di novembre”. Secondo Anief e Confedir una eventuale approvazione del provvedimento di proroga del blocco “violerebbe, infatti, gli articoli 1, 4, 36, 39 e 53. Non a caso, la sentenza della Consulta n. 223/12 ha già stabilito che una norma di questo stampo perdurante nel tempo è illegittima perché non transeunte, arbitraria e inutile. Il Governo non può non prendere atto di tali indicazioni: i blocco dei contratti del pubblico impiego va assolutamente ripensato, anche perché è dimostrato che i risparmi ricavati sino ad oggi non hanno prodotto i risultati prefigurati in termini di recupero delle economie statali”. |